A QUALE DISTANZA
*
Credo
contro
la comprova
e
il suo primato.
Credo
nel credere
oltre
il risultato.
E
se anche non credessi
crederei
nel
curare
fino
in fondo
le
premesse.
*
Non
la sprezzare
tienila
cara.
Rallenta
quando
l’avvisti
nel
suo diverso sembiante
mentre
si appresta
a
duttili incombenze
serva
e padrona
del
tuo stesso guardare.
Ricordala
nel
punto esatto in cui l’incontri.
È
così bella se non la forzi:
il
suo voltarsi
non
è inganno
non
è promessa.
E
quando svolta
è
un soffio forse
ad
alzarle la gonna
d’organza.
Non
la sprezzare
perché
è risorgenza
piena
di doni:
infine
e dapprima
è
Apparenza.
*
Sopra
la testa
ad
altezza di capelli
si
posano farfalle
semi
canti estivi.
Ma
sotto
c’è
una terra cava
scura
e bella.
Dentro
il
fiume ha scavato
in
grotte successive
il
desiderio
ed
è sceso di livello
(chissà
a quale
scorre
adesso
e
se è là vicino al cuore
o
magari
un
po’ più in basso).
*
Da
bambini è concesso
mischiare
dolore a dolore
fare
una sola matassa una pasta
su
cui lasciare l’impronta delle dita.
Da
adulti però è bene usare
le
giuste diciture
conoscere
le dosi dell’universale
e
sugli scaffali più bui
spostare
le pene in proporzione
alla
loro distanza dal cielo
e
a quelle altrui.
(segue)
Da
L’arte di cadere,
Biblioteca dei Leoni, 2015
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