INVITO
A UNA SEDUTA SPIRITICA AL TAVOLO DEL BANCHETTO
Se avessi il privilegio
della tua compagnia,
Bob Dylan, per un tête
à tête, una sera a casa mia,
t’offrirei per prima cosa
quello che credo sia
il miglior posto per
sedersi; poi, se ci fosse altro
che, spero, gradiresti e
che potrei offrirti
farei del mio meglio per
procurartelo.
Poi però starei zitto, come tu fossi un re
di fronte al quale si
parla solo se richiesti.
Se prima della fine della serata
– alla quale potresti
desiderare dare un taglio!
– fossi tanto gentile
di chiedere d’esprimermi riguardo a una questione
che io – una specie di tuo
suddito – penso
possa avere per noi un
comune interesse,
potrei azzardare a dirti:
“Mi stavo domandando
se accetteresti il Nobel
per la letteratura
nel caso in cui ti fosse – finalmente, direbbero
certo in
molti – assegnato. Perché anch’io
non avrei da ridire – nel caso l’alto onore
per la letteratura ti
venisse accordato.
Me ne starei seduto in
bilico sul bordo della sedia
a sentire il Discorso che
faresti al Banchetto!
Ma ancora più impensabile
per me sarebbe quello
che poi potresti dire
nella tua Allocuzione.
Allora, me ne starei a
orecchie spalancate,
come è indubbio farebbero
in tutto il mondo.
E parleresti a lungo, in
bella prosa?
Hai idea dell’argomento che potresti affrontare?”
Questo, caro Bob Dylan, è
quel che vorrei chiederti.
(Sia chiaro, non presumo d’indovinare
la risposta.
Non potrei mai metterti in
bocca le parole.
Però sarei un ipocrita se
ora non ammettessi
che mi scompiscierei a
sentire, nel tuo regale hick:
“Mica sono venuto qui per
farvi la predica”).
Traduzione di Francesco Dalessandro