POSSO SCRIVERE I VERSI PIÙ TRISTI
Posso scrivere i
versi più tristi questa notte.
Scrivere, ad
esempio: «La notte è stellata,
e tremolano, azzurri,
gli astri, in lontananza».
Il vento della
notte gira nel cielo e canta.
Posso scrivere i versi
più tristi questa notte.
Io l’amai, e a
volte anche lei mi amò.
Nelle notti come
questa la tenni tra le mie braccia.
La bacia tante
volte sotto il cielo infinito.
Lei mi amò, a
volte anch’io l’amavo.
Come non amare i
suoi grandi occhi fissi.
Posso scrivere i
versi più tristi questa notte.
Pensare che non l’ho.
Sentire che l’ho perduta.
Udire la notte
immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade
sull’anima come sull’erba la rugiada.
Che importa che il
mio amore non potesse conservarla.
La notte è
stellata e lei non è con me.
È tutto. In
lontananza qualcuno canta. In lontananza
La mia anima non
si accontenta di averla perduta.
Come per
avvicinarla il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la
cerca, e lei non è con me.
La stessa notte
che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi, quelli di
allora, più non siamo gli stessi.
Io non l’amo, è
certo, ma quanto l’amai.
La mia voce
cercava il vento per toccare il suo udito.
D’altro. Sarà d’altro.
Come prima dei miei baci.
La sua voce, il
suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
Più non l’amo, è
certo, ma forse l’amo.
È così breve l’amore,
ed è così lungo l’oblio.
Perché in notti
come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non
si rassegna ad averla perduta.
Benché questo sia
l’ultimo dolore che lei mi causa,
e questi siano gli
ultimi versi che io le scrivo.
Traduzione di Giuseppe Bellini
da Poesie, Nuova Accademia, 1964
Sempre meraviglioso rileggere Neruda!!!
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