PARTENZA
Intermissa, Venus, diu
«Aspettando che
spiova,
ma cosa stai
aspettando?
Il temporale può
fermarsi solo
a prender fiato
per ricominciare…
sempre in sospeso
per colpire
il fuggitivo in
volo.
I tuoi vestiti,
forati
dalle bruciature
circolari
di sigaretta come
dalle tarme,
incurvano l’asta
dell’armadio.
“Chi ci vive
dentro?”
chiediamo acidi,
e li tiriamo giù,
sbattendo
le loro copertine.
Così tanti
disturbi secondari,
le distrazioni
curative del corpo;
ma cosa importa,
se si è se stessi,
si ha qualcosa
incriticabile in
cui cambiare?
Adesso non come
eri giovane…
A cinquant’anni,
Orazio tenne
una fanciulla
ligure
prigioniera nel
sonno della notte,
inseguì il suo
volo sull’erba
del Campo Marzio,
la vide persa
sul Tevere
incontenibile.
Riuscì a sentire
la mia prima voce,
divertita nel
dolore,
drammatica nel
divertimento…
catastrofi di
descrizione
che non sanno
quando fermarsi,
quando non
fermarsi?
Non si può
ripetere;
solo esagerando
potrei dire la
verità.
Per me, né fanciullo
né donna fu d’aiuto.
Preso nel
temporale che aumenta,
la scelta in sé è
sbagliata,
detto o non detto,
niente parla –
uno scroscio
informe di pioggia sul terreno…
Perché, Amore,
perché, ci sono lacrime
sparse sulle mie
guance?»
Traduzione di Francesco Rognoni
da Giorno per giorno, Oscar Mondadori, 2001
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