venerdì 15 maggio 2020

Gino Scartaghiande

ALLE NOZZE DI MUZIO ED ELISABETTA


Tutto ciò contiene la virtù,
non un vuoto, ma un pieno.
Come rifatte sono le cose
che non puoi più vedere
se non in una loro leggerissima
trasmutazione. Abbandonarle
non potevi, non dovevi.
Ingoiarle, come bocconi
ardenti, trasmutarle
rendendone la sostanza vera,
come tutto quello che è tuo.
Oh siamo dunque noi
simili manipolatori,
da riempire tutto il vuoto
del mondo con la nostra sola
forza di umiltà. Così intensamente
guardiamo, come quei poveri raggi
del sole, spinti al travaglio
di ogni giorno. Non è questa
una chimica della realtà,
che ogni piccolo sforzo compie?
Ecco arrivano i cavalli di nozze
attorno di un interno bordo
di un porto di Traiano. E le musiche
dolci di Ciaikovsky, come fuochi
d’artificio, salgono nell’aria.
Tutto hanno portato dentro
che sembrava l’occhio spento
di un lago. Intorno intorno
è la magnificenza dei pini.
Sull’alto cristallo del cielo
le corde vere dei nostri cuori,
ora così messe a festa,
nell’intensità di un loro suono.
Persone che camminano,
quasi da sembrare Idee.

(inedito da Cavallucci marini)



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