mercoledì 9 agosto 2023

Nino De Vita

R’I PICCIRÌDDU

 

Quann’è chi tartaddìa

– ’u suli ncapu l’astràchi

e aê tigni –, a Cutusìu

’a terra, assicatàta,

fa picàzzi turciùti

comu serpi.

                      È patuta.

Aê primi acqui chiuri,

vuncijànnusi, ’i spaccàzzi.

 

Comu l’òmin’i cosi

pinìanu; e s’avìssiru

’a paròla ’i sintìssimu

anguscijàri, vucijàri,

                                      forsu puru

prijàri.

 

Tuttu chissu pinsàvu,

sutt’ô suli r’avùstu,

cu’ mme patri, nna vigna,

a scippàri rramìgna.

 

Un ccòrp’i rrini, fermu,

e cafuddàvu ’a lama

r’a zzappa rintr’a ddàgala:

’n funnu, sempi cchiù ‘n funnu;

l’ajisàvu e acchianàvu

all’aria i truncunèdda

                                         r’i l’irvàzza

tinta.

me’ patri arricugghìa

i fila e nni facìa

munzèdda.

 

A mmòddu – trapanàti –

purtàvam’a cammìsa

cu’ i mànichi ajisàti

e un cappiddàzzu ’n testa.

 

Ncapu ri nijàtri, i corva

stàvanu ’mpinti

                              nìvuri

nnall’aria.

 



DA BAMBINO

 

Quando dardeggia

– il sole sopra ai tetti

e sulle teste –, a Cutusìo

la terra, assetata,

forma crepe ritorte

come serpi.

                       È afflitta.

Alle prime piogge sana,

gonfiandosi, le fenditure.

 

Come gli uomini le cose

soffrono; e se avessero

la parola le sentiremmo

piangere, gridare,

                                  forse pure

pregare.

 

Questo pensavo,

sotto il sole d’agosto,

con mio padre, nella vigna,

ad estirpare gramigna.

 

Un colpo di reni, deciso,

e penetravo la lama

della zappa nella terra:

in fondo, sempre più in fondo;

la sollevavo e portavo

all’aria i rizomi

                              dell’erba

cattiva.

Mio padre raccoglieva

i fili e ne faceva

mucchietti.

 

Sudati – inzuppati –

portavamo la camicia

con le maniche rialzate

e un cappellaccio in testa.


Via Lattea, n. 11, Gennaio-Giugno 1993


Negli anni Novanta del secolo scorso si pubblicava, a Catania, una piccola rivista letteraria, «Via Lattea», diretta da Benedetto Macaronio (direttore responsabile era Claudio Fassari). La redazione era composta da Luigi Amendola, Alberto Cappi, Salvatore Cataldo, Alessandra Giappi e Renato Pennisi.

Da «Via Lattea» ripropongo alcuni testi significativi.


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