mercoledì 31 luglio 2024

Paola Zampini

 

ASSIOMA (IL TEMPO) DELLA TELEVISIONE


Onore ai soldati 

in punto di morte.

In alto bandiere. La patria. L’amore. 

Che pensa il soldato in punto di morte 

la donna, la madre un ricordo l’infanzia, 

è pentito il soldato in punto di morte 

non ha fatto niente e nulla è il suo cognome. 

La piastrina con la composizione, il braccialetto 

con il nome, 

quanti anni ha il soldato in punto di morte 

il compagno l’efficienza il codice la paura, 

tutto questo è il soldato in punto di morte?

Che sente il soldato in punto di morte 

l’acciaio della pelle il carro armato delle scarpe, 

come cambia la lingua in punto di morte 

torna la madre il suono lo tocca. 

Soldato è pagato sotto il cielo di piombo. 

Noi tornavamo a casa a piedi la mattina presto 

c’era una brezza leggera nell’aria di Roma 

e nessuna traccia di esperimenti radioattivi 

nel cuore il ricordo degli amici, la festa, 

voi passavate con automobili adatte e già le rotaie 

del tram da attraversare 

vi esponevano una prima domestica difficoltà. 


Il corpo del soldato in punto di morte 

la massa che cade la testa trafitta 

dal crocifisso dal cielo azzurro della finestra. 

I soldati partono ed è punto di morte.


da Pesare affondare, Marco Saya Edizioni, 2023

 

lunedì 29 luglio 2024

J. M. Coetzee

 POESIA 2


Più di tutto voleva starla a guardare,

lui il vecchio maestro, allora un giovane maschio.

Poiché non la poteva avere

(gola scoperta, sottane svolazzanti, inimmaginabile)

tutta la carica erotica gli risaliva dai lombi,

risaliva su per il sangue, attraverso il chimo,

a soffondere il suo sguardo vivo.

Fissarla era il suo modo di possederla.

Nelle riunioni pubbliche sceglieva a caso una ragazza attraente

la metteva a fuoco, sembrava le lanciasse occhiate

(la chiamava il suo schermo)

ma in segreto era quella più lontana che divorava,

la sua Beatrice

il suo bersaglio

la modesta.

(La modestia, prima tra le sue virtù:

modestia, grazia, bontà).

Quanto a me, non ho avuto fortuna,

arrivato troppo tardi, vissuto troppo lontano

ho avuto solo la sua immagine su cui chiudere gli occhi

povera cosa fluttuante nelle camere della memoria.


Traduzione di Maria Baiocchi


da Il polacco, romanzo Einaudi, 2023



venerdì 26 luglio 2024

Carles Riba

ELEGIA XII

INVIO


Sotto la nobile tenerezza distesa degli alberi di Francia,

   pensieroso lungo il corso dei suoi fiumi giusto e fedele,

volli dare all'abbondanza del cuore una regola antica

   che l'accordasse al pudor della voce.

Senza me giungerete alla patria in attesa, elegie:

   da dolore a dolore l'impazienza vi spinge.

Erato, più moderata, lo straniero perdona se l'onda

   è montata talora sui tuoi numeri austeri.


Traduzione di Giuseppe E. Sansone

da Elegie di Bierville, Einaudi 1977



mercoledì 24 luglio 2024

Carles Riba

 ELEGIA I


Era segreto il cammino, favoloso di tristezze divine,

   fino alle acque viventi che mi ricordarono un nome,

oh ineffabile! e una piana maniera silente

   di raddolcire il pensiero per grazia tenace.

Libere in cielo, le fronde avevan reso alla terra

   la primavera trascorsa, molle e dorata umilmente;

il mio passo, esiliato da tanti ieri d'allegria,

   vi ha consolato l'affanno che dall'inverno dormiente

mi lanciava verso un aprile incerto, ah! come se avesse

   ogni uomo la pace e io solo fossi l'errante.

Sogni per me solamente in presagio e in figura!   

   Vi si conosce l'anima, già non è sola in attesa;

nel parco fremente dove sembra che stia per rinascere

   non so qual iddio trapassato, figlio della fonte e del verde.


Traduzione di Giuseppe E. Sansone

da Elegie di Bierville. Einaudi, 1977

lunedì 22 luglio 2024

J.M. Coetzee

 POESIA 20


"E tu ce l'hai?" chiesi a mia madre

mentre mi asciugava dopo il bagno.

"No, - disse mia madre, - io sono donna,

quella fatta per ricevere, 

mentre tu, il mio ometto,

sei quello fatto per dare.

Il tuo pipino è per dare, non lo dimenticare".

"Dare che cosa, Mamma?"

"Dare gioia. Dare illuminazione. Dare seme

così che sempre, nuovamente

una stagione dopo l'altra

possa germogliare il nuovo raccolto".


Dare seme: cosa voleva dire?

Oscuramente lo capivo

Quanto a illuminazione

Non lo capivo affatto

Finché non è venuta lei a illuminarmi il cammino

Beatrice.


E tuttavia cosa le diedi

entrando nel suo corpo

il corpo di tutte le donne

il corpo della dea?

seme morto o niente seme

niente gioia

niente luce


Coraggio, disse Mamma.

Come il serpente che si morde la coda

il tempo non ha fine.

C'è sempre un tempo nuovo

una nuova vita

una vita nuova.

Ma adesso

mio principino

è ora di andare a letto.


Traduzione di Maria Baiocchi


da Il polacco, romanzo Einaudi, 2023


 

venerdì 19 luglio 2024

Francesco Paolo Memmo

 PRESCRIZIONI PER LA FELICITA'


1.

A essere felici basta niente:

un'inezia.


darsi una mossa

alzare il culo dalla sedia:


vivere sia pur col fiato

grosso con l'affanno

non lasciarsi morire per inedia:


2.


la vita, giocarsela tutta

piano piano:


serve anche barare

se non bastano le carte

che hai in mano:


3.


né sia lecito mai

dimenticare i torti:

non serve la pietà

che ci fa morti.


da Linea di basso ostinato, Edizioni Il Labirinto, 2023



mercoledì 17 luglio 2024

Francesco Varano

 APPARE IL LNZUOLO BIANCO


Appare il lenzuolo bianco

e la bambina è arrivata

finalmente alle scale di ferro.


A Samotracia il porto era lontano.

Accorsero

altre sorelle che volevano vederla.

Coloro che stavano sul porto videro

le triremi incendiare in una serena notte.


La polvere sulle erbe si separava lasciando

la cenere sulle creature. Improvvisamente

sulle dita che il freddo spingeva

spingeva a cercare l'itinerario alternativo.


da I gabbiano inattuale - Poesie 1982-1985, Ilfilorosso editore, 2023




lunedì 15 luglio 2024

Nichita Stănescu

 ELEGIA TERZA


V – Contemplazione

 

Si mostrava folgorante un mondo

più veloce che il tempo della lettera A.

Io sapevo solo questo: che esso esiste,

sebbene la vista dietro le foglie non lo vedesse.

 

Ricadevo nello stato di uomo

tanto rapidamente che urtavo

il mio proprio corpo, con dolore,

meravigliandomi molto di averlo.

 

Mi allungavo l’anima da una parte e dall’altra,

per riempire con essa le cavità delle braccia.

Altrettanto la sfera sopra le spalle

e anche tutte le altre forme.

 

In questo modo mi sforzavo di ricordarmi

il mondo che intesi fulmineamente,

e che mi ha punito gettandomi in questo corpo,

che parla lento.

 

Ma non potevo ricordare nulla.

Soltanto questo – che ho toccato,

l’Altra cosa, l’Altro, l’Altrove,

che, conosciutomi, mi hanno respinto.

 

Gravitazione del mio cuore,

che tutti i sensi richiamandoli

sempre indietro. E anche tu,

sciavo dei magneti, pensiero.

 

 

Traduzione dal romeno di Claudio Parenti e Fulvio Del Fabbro

da Undici elegie, Libri Scheiwiller, Milano 1987


venerdì 12 luglio 2024

Nichita Stănescu

 ELEGIA TERZA


IV – Crisi di tempo

 

Così come crollasse una tomba

e scorresse sulle acque

tutto il suo mistero…

 

Ma piuttosto,

esso, lo sguardo ci tiene

a un suo capo, fruttificati.

 

Succhia da noi quanto può,

sembrando mostrarci

gli angeli degli alberi e degli

altri paesaggi.

 

Gli alberi vedono noi

e non noi loro.

 

Così come si spezzasse una foglia

e scorresse da essa

un fiume di occhi verdi.

 

Siamo fruttificati. Appesi

a un capo di uno sguardo

che ci risucchia.

 

 

Traduzione dal romeno di Claudio Parenti e Fulvio Del Fabbro

da Undici elegie, Libri Scheiwiller, Milano 1987

mercoledì 10 luglio 2024

Nichita Stănescu

 ELEGIA TERZA


III – Contemplazione

 

D’improvviso l’aria urla…

Scuote gli uccelli sulla mia schiena

ed essi si conficcano nelle spalle, nella spina dorsale,

occupano tutto e non sanno più dove sbattere.

Nella schiena dei grandi uccelli

si conficcano gli altri.

Gomene oscillanti li trascinano,

piante acquatiche.

Non posso più restare in piedi,

ma accasciato su pietre fluorescenti,

mi aggrappo con le braccia al pilastro di un ponte,

arcato su acque inesistenti.

Fiume di uccelli conficcati

con il becco uno nell’altro si agita,

dalla mia schiena si riversa

verso un mare ghiacciato, bianco.

Fiume di uccelli morenti,

sul quale lanceranno barche affilate

i barbari. migranti sempre verso tenute

nordiche e disabitate.

 

Traduzione dal romeno di Claudio Parenti e Fulvio Del Fabbro

da Undici elegie, Libri Scheiwiller, Milano 1987




lunedì 8 luglio 2024

Nichita Stănescu

 ELEGIA TERZA


II – Crisi di tempo

 

Oh, breve tristezza, insetto verdastro,

voi, blande uova, abitanti il nucleo di una meteora

spezzata; e dalle mie mani coperte

perché rinasca un tutt’altro decoro.

 

La stanza si riversa dalle finestre

ed io non posso trattenerla nei miei occhi aperti.

Guerra di azzurri angeli con lance elettrizzate

percorre le mie iridi.

 

Mi mescolo con gli oggetti fino al sangue

per impedirne l’avvio

ma essi urtano le cornici e fluiscono più lontano

verso un altro ordinamento.

 

Oh, breve tristezza, resta

intorno una sfera di vuoto!

Sto nel suo centro e ad uno ad uno

gli occhi della fronte, delle tempie, delle dita

si aprono.

 

Traduzione dal romeno di Claudio Parenti e Fulvio Del Fabbro

da Undici elegie, Libri Scheiwiller, Milano 1987

venerdì 5 luglio 2024

Nichita Stănescu

ELEGIA TERZA

 

I - Contemplazione

 

Se ti svegli,

ecco fin dove si può giungere:

 

D’un tratto l’occhio diventa vuoto di dentro

come un tunnel, lo sguardo

si fa tutt’uno con te.

 

Ecco fin dove può giungere

lo sguardo, se si desta:

D’un tratto diventa vuoto, simile

a una canna di piombo attraverso cui

passa soltanto l’azzurro.

 

Ecco fin dove può giungere

l’azzurro desto:

 

D’un tratto diventa vuoto di dentro

come un’arteria senza sangue

attraverso la quale i paesaggi fluenti del sonno

si vedono.

 

./.


Traduzione dal romeno di Claudio Parenti e Fulvio Del Fabbro.

da Undici elegie, Libri Scheiwiller, Milano 1987

mercoledì 3 luglio 2024

Cristina Sparagana

 TULLIOLA ED IO


Tulliola ed io

stiamo aspettando Cesare.

Oh, chiaro litorale che da Formia

sbarra il passo a Gaeta.

Mare

come  una griglia così inquieta,

così bruna e lasciva.

La rosa sul cancello,

quella riva

alla fine dei morti.

Un do di passiflora,

chi, sui porti

curva l’animo e tace.

 

da Cenere alla Cenere, Edizioni Il Labirinto, 2024

lunedì 1 luglio 2024

Francesco Varano

 IO NON SO DARE NOTIZIA


Io non so dare notizia

vedi, di quanti

abbiano costruito gli orti familiari.

Solo il nespolo grandeggia qui

e risponde riflessi buoni:

di una luce che ripara

questa gente impolverata

i musici colpiti dal suono


"Guarda il maestro

che con mosse tra i denti conduce le mani".

Deve essere la sua anima!


da Il gabbiano inattuale - Poesie 1982-1985, Il filorosso, 2023