MI LAVAVO ALL’APERTO CH’ERA NOTTE
Mi lavavo all’aperto ch’era notte.
Di grezze stelle ardeva il firmamento.
Il loro raggio è sale a fior d’ascia. La botte
colma, orli arsi, ghiaccia e si rapprende.
La porta del cortile è ben sprangata;
dura è la terra, secondo coscienza.
Rintraccerai a stento più puro ordito della
verità d’una tela di bucato.
Si disfa come sale, nella botte, una stella;
più buia è l’acqua gelida, più pura
la morte, più salata la sventura,
ed è più onesta e paurosa la terra.
1921
Traduzione di Remo Faccani
da Cinquanta poesie, Einaudi, 1998
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