COSÌ COM’ERA TUTTA
SOLA NEL CHIARORE LUNARE, ritta tra la roccia e il cielo, che sembrava quasi non
toccare la terra, i riccioli neri e gli indumenti sciolti agitati dal vento,
appariva come uno spirito gigantesco dei tempi più antichi che si preparasse ad
ascendere nella poderosa nuvole che sola pendeva da questo povero cielo
così quando mi giacque accanto
la città del sonno la circondò
e fanciulli meravigliati premettero contro le alte
finestre
della stanza dove eravamo stati
così quando mi giacque accanto
una voce, ricordo di una antica abitudine:
“Di
che cosa parlano?
di pianeti
e di tortore?
del boscaiolo
e dell’ape?”
ma eravamo troppo orgogliosi per rispondere, troppo
stanchi per curarci di disegni
“di
tende e libri e spade e uccelli”
così il cerchio si chiude su se stesso
e tutti gli angeli vagabondi ci spingono dentro
finché io riesco a raggiungerla in quella morbida città
dove
le campane
spaccano le mele sulle loro lingue
e spingono il sonno in basso come l’ombra d’un pesce.
Traduzione di
Franco De Poli
Da Lo stato della
nazione, Guanda, 1967
Nessun commento:
Posta un commento