BALLATA
La notte era un giardino afoso e greve.
Noi non ci confessammo il nostro orrore,
ma proprio questo ci ha destato il cuore
che poi soggiacque al peso del silenzio.
Non fiorì, quella notte, alcuna stella
e nessuno, nessun per noi pregò.
Solo, nel buio, un demone ghignò.
Maledetti voi tutti! E il fatto avvenne.
Traduzione di Ervino Pocar
da Poesie, BUR, 1974
venerdì 30 agosto 2019
mercoledì 28 agosto 2019
Robert Graves
AMANTI D'INVERNO
La posizione dell'albero
indica il vento dominante;
la nostra, il lungo tormento
dei tuoi lunghi malumori.
Però, guarda, incliniamo in avanti
non all'indietro, come in dubbio,
e con rami ancora verdi
usciamo in salvo dalla bufera.
Traduzione di Giovanni Galtieri
da I poeti sono uomini, Guanda, 1964
La posizione dell'albero
indica il vento dominante;
la nostra, il lungo tormento
dei tuoi lunghi malumori.
Però, guarda, incliniamo in avanti
non all'indietro, come in dubbio,
e con rami ancora verdi
usciamo in salvo dalla bufera.
Traduzione di Giovanni Galtieri
da I poeti sono uomini, Guanda, 1964
lunedì 26 agosto 2019
Alessandro Ricci
L’EXPLORATOR
Primo sulla collina di Sèffos,
vide l’altro versante pieno di Parti.
– Quadrato stavolta ha sbagliato
di grosso, non era qui che dovevamo
passare. Ci faranno a pezzi prima
di sera. Noi, i Romani, i padroni
del mondo.
Si voltò a guardare la coorte,
la migliore della legione: silenziosa
e composta, s’avvicinava alla cima.
Non fischiò
il pericolo ai suoi come avrebbe
dovuto. Si distese a guardare
una nuvola lentamente fra i rami,
tanto era troppo tardi.
venerdì 23 agosto 2019
Giovanna Bemporad
ALTRA ROSA
China sul margine del tuo segreto,
o rosa in veste diafana, mollezza
di corpo ignudo, incrollabile tempio
che in vigilanza d'amore mi tieni,
non so di che rilievi si componga
la tua bellezza. E all'onda dei profumi
che col ritmo di un alito tu esali
misuro il tuo pallore e il mio languore.
Mi tenta ogni tuo petalo concluso
nel giro di una linea sensitiva,
mollemente incurvato e pieno d'ombra.
(1945)
da Esercizi, Urbani e Pettenello, 1948
China sul margine del tuo segreto,
o rosa in veste diafana, mollezza
di corpo ignudo, incrollabile tempio
che in vigilanza d'amore mi tieni,
non so di che rilievi si componga
la tua bellezza. E all'onda dei profumi
che col ritmo di un alito tu esali
misuro il tuo pallore e il mio languore.
Mi tenta ogni tuo petalo concluso
nel giro di una linea sensitiva,
mollemente incurvato e pieno d'ombra.
(1945)
da Esercizi, Urbani e Pettenello, 1948
mercoledì 21 agosto 2019
Robinson Jeffers
AI
TAGLIAPIETRA
Tagliapietra
che nel marmo combatti il tempo e già sconfitto
Sfidi
l’oblio
Cibandoti
con guadagni beffardi, ben sai che la pietra si spacca,
Che
i segni cadono e lettere squadrate in romano
Al
disgelo si sfaldano e la pioggia consuma. Anche il poeta
Si
costruisce il monumento cinico;
Poiché
l’uomo sarà cancellato, la gaia terra morirà, e morirà
L’intrepido
sole, accecato e col cuore spento:
Eppure
la pietra ha resistito millenni, e pensieri dolenti han trovato
Dolce
riposo in vecchi canti.
Traduzione di Mary de Rachewiltz
da
La bipenne e altre poesie, Guanda
1969
lunedì 19 agosto 2019
Corrado Govoni
LA SORGENTE
Sradicata dal masso la sorgente
libera di contaminarsi
scioglie il suo sonno opaco
nella favella della fresca corsa,
ma infelice oramai
di non esser più niente
se non solo, per poco,
nella fragile stretta del ghiaccio.
Invano cerca un'evasione
rallentando la fuga
nel paesaggio di fuoco
come un albero di silenzio
rimpiangendo quand'era sotto il sasso
angelo di non essere:
anche il solo specchiare è una fatica,
e la più pura trasparenza
un'atroce violenza;
ché il breve strappo dei tuoni e dei lampi
la ricaccia a donarsi ed a corrompersi
nuovamente giù,
mescolata alla terra dei campi
nella sua eterna impura schiavitù.
da Conchiglia sul quaderno, 1948
Sradicata dal masso la sorgente
libera di contaminarsi
scioglie il suo sonno opaco
nella favella della fresca corsa,
ma infelice oramai
di non esser più niente
se non solo, per poco,
nella fragile stretta del ghiaccio.
Invano cerca un'evasione
rallentando la fuga
nel paesaggio di fuoco
come un albero di silenzio
rimpiangendo quand'era sotto il sasso
angelo di non essere:
anche il solo specchiare è una fatica,
e la più pura trasparenza
un'atroce violenza;
ché il breve strappo dei tuoni e dei lampi
la ricaccia a donarsi ed a corrompersi
nuovamente giù,
mescolata alla terra dei campi
nella sua eterna impura schiavitù.
da Conchiglia sul quaderno, 1948
venerdì 16 agosto 2019
Georg Trakl
LAMENTO
Sonno e morte, le aquile tetre
frusciano tutta la notte intorno al mio capo:
la gelida onda dell'eternità
ingoierà forse
l'aurea effigie dell'uomo.
Contro orridi scogli
si sfracella il corpo purpureo.
Ed è un lagno la voce opaca sul mare.
Sorella di burrascosa tristezza,
vedi: una barca angosciata affonda
sotto le stelle,
sotto il tacito volto della notte.
Traduzione di Ervino Pocar
da Poesie, BUR, 1974
Sonno e morte, le aquile tetre
frusciano tutta la notte intorno al mio capo:
la gelida onda dell'eternità
ingoierà forse
l'aurea effigie dell'uomo.
Contro orridi scogli
si sfracella il corpo purpureo.
Ed è un lagno la voce opaca sul mare.
Sorella di burrascosa tristezza,
vedi: una barca angosciata affonda
sotto le stelle,
sotto il tacito volto della notte.
Traduzione di Ervino Pocar
da Poesie, BUR, 1974
mercoledì 14 agosto 2019
Gilda Musa
CENTO, MILLE FINESTRE ILLUMINATE
La mia finestra, qua. E forse cento
forse mille finestre nella sera
poetica, là fuori - a una a una,
a triadi, a grappoli - si accendono.
Quelle luci-notizie si trasmettono
quali esempi di vita individuali
differenti e a contrasto nel mosaico
poliedrico di casi e di destini.
Mi piace immaginare che fra tante
anche la luce-notizia risplenda
di un compagno-poeta che si ostina
fantasioso e ribelle sulla pagina.
Già ieri si accendevano, là e qua.
Così domani: almeno, è supponibile.
Ma d'improvviso - là e qua - le colgo
- non per supposizione, ma certezza -
imparzialmente uguali nel procedere
sul segmento fissato: alfa-omega.
La mia finestra, qua. E forse cento
forse mille finestre nella sera
poetica, là fuori - a una a una,
a triadi, a grappoli - si accendono.
Quelle luci-notizie si trasmettono
quali esempi di vita individuali
differenti e a contrasto nel mosaico
poliedrico di casi e di destini.
Mi piace immaginare che fra tante
anche la luce-notizia risplenda
di un compagno-poeta che si ostina
fantasioso e ribelle sulla pagina.
Già ieri si accendevano, là e qua.
Così domani: almeno, è supponibile.
Ma d'improvviso - là e qua - le colgo
- non per supposizione, ma certezza -
imparzialmente uguali nel procedere
sul segmento fissato: alfa-omega.
lunedì 12 agosto 2019
José Maria de Herédia
GIASONE E MEDEA
a Gustave Moreau
In una quiete incantata, sotto l'ampio fogliame
Della selva, culla di timori antichi,
Un'alba prodigiosa, intorno a loro, ravvivava
Di lacrime una strana e ricca fioritura.
Nell'aria magica dove fluttua un profumo di veleno,
Con parole lei spargeva un potere di malìa;
L'Eroe nelle belle armi la seguiva
Vibrando lo splendore del glorioso Vello.
Con voli di gemme illuminando i boschi,
Grandi uccelli segnavano le volte fiorite,
E nei laghi d'argento pioveva l'azzurro del cielo.
A loro sorrideva Amore, ma la fatale Sposa
Nel seno si portava il suo furor geloso
E i filtri d'Asia e il padre suo e gli Dei.
Traduzione di Cosimo Ortesta
a Gustave Moreau
In una quiete incantata, sotto l'ampio fogliame
Della selva, culla di timori antichi,
Un'alba prodigiosa, intorno a loro, ravvivava
Di lacrime una strana e ricca fioritura.
Nell'aria magica dove fluttua un profumo di veleno,
Con parole lei spargeva un potere di malìa;
L'Eroe nelle belle armi la seguiva
Vibrando lo splendore del glorioso Vello.
Con voli di gemme illuminando i boschi,
Grandi uccelli segnavano le volte fiorite,
E nei laghi d'argento pioveva l'azzurro del cielo.
A loro sorrideva Amore, ma la fatale Sposa
Nel seno si portava il suo furor geloso
E i filtri d'Asia e il padre suo e gli Dei.
Traduzione di Cosimo Ortesta
venerdì 9 agosto 2019
Domenico Adriano
QUANDO TI GUARDO
Quando ti guardo
sempre
ti vedo nuda,
natura
Qualcuno pensa,
la poesia
Strani folletti
mi corrono
incontro il silenzio
di Beethoven persi
bambini aghi
di pini
(inedita)
Quando ti guardo
sempre
ti vedo nuda,
natura
Qualcuno pensa,
la poesia
Strani folletti
mi corrono
incontro il silenzio
di Beethoven persi
bambini aghi
di pini
(inedita)
mercoledì 7 agosto 2019
Robert Graves
LEDA
Cuore, di che solitarie ansie patisti
con che lascivo rimuginio
pensasti all'orrore che scosse Leda
sotto le ali aperte del cigno.
Poi subito il tuo folle sorriso religioso
ti gonfiò il petto, ti tese il ventre
e là, sotto il tuo dio, sussultasti,
saziandoti della tua bestialità.
Pregno sei, come fu Leda,
di turpitudini, frodi e delitti;
e perpetui la notte, perché è dolce
il prolungarsi del languore.
Traduzione di Giovanni Galtieri
da I poeti sono uomini, Guanda, 1964
Cuore, di che solitarie ansie patisti
con che lascivo rimuginio
pensasti all'orrore che scosse Leda
sotto le ali aperte del cigno.
Poi subito il tuo folle sorriso religioso
ti gonfiò il petto, ti tese il ventre
e là, sotto il tuo dio, sussultasti,
saziandoti della tua bestialità.
Pregno sei, come fu Leda,
di turpitudini, frodi e delitti;
e perpetui la notte, perché è dolce
il prolungarsi del languore.
Traduzione di Giovanni Galtieri
da I poeti sono uomini, Guanda, 1964
lunedì 5 agosto 2019
Robinson Jeffers
BARCHE
NELLA NEBBIA
Sport
e gesta, il teatro, le arti, i passi di danza,
Le
voci festanti della musica
Affascinano
i bimbi, ma mancano di dignità: è la serietà assoluta
Che
crea bellezza; la mente
Adulta
lo sa.
Un’improvvisa folata di
nebbia calò sull’oceano,
Soffocato
si mosse il pulsare dei motori
A
tiro di sasso, là, tra le rocce e il vapore,
A
una a una uscirono le ombre
Dal
mistero, ombre, barche da pesca, a rimorchio,
Sulla
rotta lungo gli scogli,
Una
via pericolosa fra la nebbia
E
i marosi contro la costa di granito.
Una
a una, legate alla barca-guida, in sei sgusciarono
Dinanzi
a me nel fumo,
Il
pulsare dei motori smorzato dalla nebbia, pazienti e caute.
Aggirando
tutta la penisola
Fino
ai boa nel golfo di Monterey. Il volo dei pellicani
Non
è più bello a vedersi;
Il
volo dei pianeti non è più grandioso; ogni arte perde in virtù
Dinnanzi
all’essenziale realtà
Di
creature intente alle loro opere
Tra
elementi della natura seria al pari di loro.
Traduzione di Mary de Rachewiltz
da
La bipenne e altre poesie, Guanda
1969
venerdì 2 agosto 2019
Silvia Bre
LA NOTTE SUI MURI SCRIVO
La notte sui muri scrivo
nella corte bianca senza giudici, quando l’occhio si taglia
perché il piombo fiammeggi a calori argento mentre vedo.
Entrasse almeno nella bocca. Io parlo invece
l’artificio, dico il pugnale che baratta
il luogo con un altro
questo comparto industriale smesso dove pascoli
dove si bela tra la ruggine e il tetano negli scoli
e sono così poco che amo anche questo
allucinare senz’alba
mentre spazia una solitudine lunare.
Mi si dica, lo chiedo in ginocchio,
dica qualcuno in tempo che c’è una figura, un’ombra
un gesto di pietà da offrire a un altro
a chiunque, e qualcuno lo farà o lo ha fatto
in un tempo astrale senza saperlo.
(inedita)
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