INVERSAMENTE, COME IL QUADRATO DELLE DISTANZE TRA LORO
Impossibile vedere qualcosa in questo buio;
ma so che questo sono io, Rexroth,
immerso nella notte su un pianeta ghiacciato.
Un caldo inquieto occupa quest’oscurità
vegetale in cui cervi invisibili brucano tranquilli.
Cielo caldo e opprimente, neanche gli alberi
alti sulla mia testa si riesce a distinguere.
Ma sono conifere, lo so, e le loro pigne
resistono chiuse sui rami crescendo
confitte nel legno, aspettando che il fuoco
le schiuda e risemini la foresta bruciata.
Io sono in attesa, solitario, sulle montagne,
nella foresta, nelle tenebre, e il mondo
scende rapidamente nell’ellisse regolare.
—
Così calda è la notte e così calma.
Le stelle sono velate e il fiume –
orribile e indistinto sotto le lucciole –
s’ode a fatica, con un sordo suono
profondo, quasi impercettibile.
Vedo appena i tuoi occhi, le labbra
umide. Invisibile, solenne, profumata,
la tua carne s’apre a me in segreto.
Noi non sapremo mai altro mistero.
Dopo tanti anni niente è così strano.
Come una sola cosa ma sdoppiata
ci conosciamo; muovendo i nostri arti,
abili strumenti dello stesso desiderio,
siamo misteri l’un l’altro abbracciati.
—
Ai margini del bosco alla luce della luna
lasciammo cadere i vestiti stando nudi,
sospesi, macchiati d’ombra, racchiusi
l’uno nell’altra e insieme
nella notte. Non udimmo il caprimulgo
né i pioppi stormire; se il gufo
in silenzio prese il volo o gridò forte,
noi non lo sappiamo. Non potemmo
udire altro che il cuore, né vedere
le tenebre frementi, o la luce,
stelle fisse o cadenti, o stelle già
cadute. E se caddero tutte noi non
lo sapemmo. Noi stessi eravamo
cadenti meteoriti, tenebrosi nella fredda
oscurità l’uno contro l’altra, compatti,
sfavillanti nell’aria entro la terra.
—
Sono solo in un letto estraneo
in una casa straniera e un mattino
più crudele d’una mezzanotte
versa luce attraverso la finestra –
rami di ciliegio con fiori
appassiti e dietro quelli dorate
maestose fronde d’acero,
più dietro immenso e puro
il cielo d’aprile e una bianca nube lacera
e dietro tutto questo in ogni cosa
l’inevitabile e vuota
distanza della solitudine.
Traduzione di Francesco Dalessandro
Da The complete poems of Kenneth Rexroth, edited by Sam Hamill & Bradford Morrow, Copper Canyon Press, 2003
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