PROMENADE
I
Bene, mente, c’è accanto
a noi il nostro bambino:
piccolo diversivo prima di colazione!
Vieni, facciamo una passeggiata
giù in strada, mentre frigge la pancetta.
O è meglio starcene in ozio?
Ne potrebbe venire una poesia?
Su, renditi utile. Evita una seccatura
a Flossie e in più – c’è vento!
È freddo. E ci gonfia
questi vecchi calzoni. Ci fa rabbrividire.
Guarda come piega quegli alberi
robusti davanti a sé, nonostante il loro peso.
E noi saremo alberi, una vecchia casa,
una collina erbosa.
Le braccia del bambino sono livide.
Vieni, su! Sta’ tranquillo.
II
Ecco. Adesso sediamoci
qui e gettiamo sassolini
in quel rigagnolo.
Fa’ schizzare l’acqua.
(Falla schizzare, figliolo). Ridi!
Colpisci lì in fondo sotto l’erba.
Guarda come schizza! Ah, mente,
guarda come schizza, com’è viva!
Spezza le foglie e buttacele dentro.
Le vedrai correre via.
No! Sì, solo un po’.
E ora via, dalle mucche! Ma –
fa freddo.
Si sta mettendo a brutto.
Sta per piovere.
Fermiamoci qui.
III
Oh, adesso una corona!
Su, rinnoviamo l’usanza
di una volta per chi scriveva bene.
Due ciuffi di felce. Puliscili
da una parte fino a metà nervatura.
Lega le punte con un filo d’erba.
Piegane indietro i gambi
e intrecciali. Così.
Ah, eccoci incoronati!
Ora siamo un poeta.
Fa’ presto!
Un mazzolino di fiori
per Flossie – quelli piccoli
soltanto:
un trifoglio rosso, una
panacea azzurra, una rametto di
aquilègia, una primula,
un cespo di tabacco, questa
punta di magenta e poca
lavanda.
Ora a casa, mente mia! –
Perché il bambino ha le braccia gelate –
e è pronta la colazione.
Traduzione di Francesco Dalessandro
Da The collected poems of William Carlos Williams: 1909-1939, New Directions Publishing Corporation, 1991
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