Sebastian Arrurruz: 1868-1922
1
Dieci
anni senza te. Così succede.
I
giorni procedono costanti, pietosa
Ripetizione
che non attrae nessuno.
Come
studioso disciplinato, già ne ricompongo
I
frammenti, oltre ogni congettura
Stabilisco
sequenze precise di dolore.
Perché
così è corretto trovare valore
In
un’arte desolata, come nella cosa restaurata:
Le
parole da tanto perdute di scelta ed addio.
COPLAS
I
“Non
si perde ciò che non si è posseduto”
Questa
gemma irritante è già abbastanza. Posso
perdere quello che voglio. Voglio te.
II
Oh
mia cara, sarò afflitto per te
Per
il resto della vita con lievi
Variazioni
di tono, oh mia cara.
III
Derido
a mezzo mezza verità, annoto:
“La
feroce brevità dell’amore sensuale”.
Mi
sconvolge anche questo.
IV
È
a lui che scrivo, è a lei che parlo
In
un silenzio contenuto. Saranno toccati
Dall’estranea
passione fra loro?
3
Quello
che altri uomini fanno con altre donne
Non
è orgia né sacramento, per me,
Né
una lingua di straniera schiettezza.
Solo
mera occasione o distanza casuale
Dalla
quale potresti muoverti e dire il mio nome
Come
io dico il tuo, contrattando con gli dèi
Miscellanei
del sonno per avere
Quanto
più posso: un alieno paesaggio,
Il
sogno dove sempre ritrovarti.
(segue)
Traduzione di Francesco Dalessandro
Da Collected Poems, Oxford University Press New York, 1986
Da Collected Poems, Oxford University Press New York, 1986
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