GLI
UOMINI SONO LO SCHERNO DEGLI ANGELI
Tommaso Campanella,
prete e poeta: in memoria
In
certi giorni dal lucernario
Un’ombra
condivide la mia
Prigione.
Osservo una limaccia
Scalare
il lato della fossa
Lucido
della propria bava. Le grida
Che
m’arrivano sono mie; solo dopo,
Di
Dio: la mia giustizia, ferite, amore,
Luce
beffarda, pane, lordura.
Giacere
qui nella mia strana
Carne
mentre il Tormento dorme
Sazio,
macchiato del cibo ingurgitato,
È
una gioia che va oltre
La
preoccupazione del mondo,
Per
un po’. Ma abbiamo l’ordine
Di
alzarci, quando, in silenzio,
Comporrei
la mia voce.
TRISTIA:
1891-1938
Un commiato da Osip
Mandel’štam
Difficile
amico, avrei preferito te a loro.
I
morti si tengono le loro vite sigillate
E
io arrivo di nuovo troppo tardi. Troppo tardi
I
saluti, nugoli di polvere e grida sfrontate.
Dalla
desolazione si levano immagini
Guarda...
rovine sulla pianura...
Qualcuno
si scruta le mani, qualcun altro
Striscia
in cerca di cibo nei campi lungo la strada.
La
tragedia ci tiene tutti in conto.
Anche
se non ci tocca, però è là –
Integra,
insaziabile – un duro cielo estivo
Che
si appaga di questo, che raggiunge il proprio scopo.
Traduzione di Francesco Dalessandro
Da Collected Poems, Oxford University Press New York, 1986
Bellissime, come le traduzioni.
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