I
È festa nelle strade. In ogni casa
si scambiano i regali.
Io a colei che è mia
e (se anche mi sbagliassi) molto cara
che donerò? Le belle
da belle parole si lasciano sedurre
e le avide dall’oro. Dei miei versi,
lei, che sola ne è degna, sarà lieta.
Un niveo libretto è il regalo
che le mando, pregiato dedicato.
Portateglielo voi, ragazze. Andate
a casa sua e porgetele a mio nome
l’elegante libretto. Lei in risposta
vi dica se un amore uguale al mio
per me prova, o minore, o addirittura
se le fossi caduto dal cuore.
Fatele prima molti auguri poi
ditele sottovoce: «Questo dono
te lo manda colui che ti fu sposo
e adesso amico. Accèttalo,
perché tu gli sei cara più dell’anima
sia che resti sua sposa o solo amica.
Sposa è meglio: nemmeno
la morte può impedirgli
di chiamarti con questo nome».
II
Cuor duro ha chi l’amata
strappò all’amante. Ma chi tanto strazio
potesse sopportare avrebbe cuore
di pietra. Anche un animo forte
riesce a piegare un forte
dolore. Non so rassegnarmi
a perderti…
… di questa vita che mi ha dato
soltanto sofferenza, ne ho abbastanza!
Presto un’ombra impalpabile
sarò. Lei al mio rogo
corra allora piangendo scarmigliata.
Dalla cenere nera tolga le ossa
e depostele versi preziosi
profumi d’oriente e miste a quelli
le sue lacrime. – Morto
è così che vorrei la sepoltura.
Però il motivo vero
della mia morte prematura svelino
questi versi:
QUI UN POETA RIPOSA
IL DOLORE E LA PENA PER LA SPOSA
INFEDELE NE CAUSARONO LA MORTE
(Imitazioni da Ligdamo, Corpus tibullianum, III, 1-2)
perdona il semplice commento ma la tua verve poetica è molto intensa e mi scuote forte l'anima.
RispondiEliminaCon una grande ammirazione
Francesco