IN LOCO QUI DICITUR (I)
Al nudo frassino che primo
cedette le foglie somiglia
la solitaria vedetta che nell’ombra della sera
argomenta queste cose
*
Dal mio posto di guardia, la Torre
dei Gufi, gelida, a nord:
avvolto nel pastrano scruto
le tenebre là dove
file di pioppi s’incantano
sul sentiero circolare della fonte
per ostinato limite all’insonnia
mi crescono incauti pensieri
più che l’inutile armatura
pesanti a sopportarsi
non si stempera ancora
questa matta nottata
nel cauto affluire dell’alba
ghiaccia d’ottobre dietro
il Castello
isolati rintocchi fra poco
romperanno il silenzio
dal convento di Sant’Anna
(Stamattina il Capitano
farà sellare il giovane sauro
per il suo giro d’ispezione)
*
A Pì-li-Coppi i lupi
s’aggirano per fame
Alta la Torre dei Gufi
resiste alla tormenta
che l’incappuccia
Di sentinella sogno
i tuoi golfi al riparo della strina:
altri forse vi trovano riparo?
Il richiamo del cambio
dalla Torre dei Merli
fende la schiarita
Sotto le mura piste
sulla neve
*
I miei passi accarezzano le scale
fino alla tua porta –
l’ancella bionda m’apre
Fischia tra le fessure
il vento – sugli alari
i ceppi nodosi s’estinguono
La mia mano s’incanta
sui bottoni del seno –
l’ancella ha spento il lume
*
Perché si consumi l’inverno
lasci la Rocca dei Guardiani
(così distante)
esposta alla bufera che la stringe
Le tue dame
ne sono liete
Poco esperto in lusinghe
sopporterò il confronto in nuovi balli
(nei saloni affrescati del Castello)
coi damerini di corte?
Le tue dame
non sono certe
(inediti)
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