VA’ DA LUI, LETTERA BEATA!
Va’ da lui, lettera beata!
Digli – della pagina che non ho scritto,
digli – che ho messo solo la sintassi
e lasciato fuori verbo e pronome –
digli solo che le dita correvano –
poi – avanzavano – piano – piano –
e che desideravi occhi nelle tue pagine –
per vedere chi le frenava.
Digli – che era uno scrittore inesperto –
e della sua fatica con le parole:
che avvertivi il corsetto ansimare
senza forza come un bambino.
Avevi pietà del suo affanno
e non osasti indagare:
per non far soccombere il cuore
e lasciare me e te – mute.
La notte era finita prima di noi,
il vecchio orologio nitriva “giorno”!
Tu eri così assonnata –
ma lo imploravi che concludesse.
Chi gli impedì di parlare?
Digli solo che ti sigillò con cura –
ma dove ti nascose fino al giorno dopo?
lettera beata, fai la ritrosa –
e scrolla la testa.
Traduzione di Nadia Campana
da Le stanze d’alabastro, Universale Economica Feltrinelli, 1982
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