LA MIA MANO
La
mia mano salì, mentre il tuo sguardo
ne
seguiva il lento volo, fino
all’ombra
dei capelli, al silenzio
delle
labbra, poi discesa nell’ansia
del
seno più lenta si aprì la strada
per
golfi e pianure, per l’umida palude
dove
scese in suo aiuto la lingua
e
il desiderio si sciolse in affanno.
Fosti
cieca e pronta, ti apristi
al
morso e all’assalto, ti piegasti
all’oscuro
riverbero del fuoco
nel
tuo sangue, fosti ansimo e febbre.
Così
t’abbandonasti, né pudore
né
ricordo, all’intimo spasimo che
appaga
e cancella, esiliandolo, il dolore.
(inedita)
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