lunedì 3 settembre 2018

Benjamin Fondane


DA: L’ESODO
SUPER FLUMINA BABYLONIS

LA VOCE NEL DESERTO

È in questo preciso punto d’assenza
che gli uccelli colavano a picco nell’occhio del vuoto
ali e sangue –
giravano prima di sprofondare nel vuoto,
nel giorno divenuto più grande di prima.

È in questo preciso punto:
Tutto finiva, le strade e i bisogni umani,
nelle mani tenevo una notte nuova,
intanto un faro spazzava il mio viso,
il polmone si sfiatava
tra le voci ho visto gommoni partire
verso un paese senza palpebre
– non era il tempo ma un altro spazio
era così sporca la luce dove marciavamo,
colava dalle nostre tasche come sangue annerito.

– È in questo punto
che finalmente ho dubitato della mia lucidità
vedendo me stesso, ma disgiunto da me.
Non era paura ma un’altra gioia,
non era felicità ma un’altra amarezza,
e gridavo, con la vergogna di sentire me stesso gridare.
È denso!

Allora questa vita è più fitta dell’altra?
Questa disperazione è più saggia della speranza?
È in un mondo senza remissione che avanzo,
è in un mondo senza ritorno che sprofondo,
è in
un mondo svanito chi cerca la sua materia,
ed è un mondo senza cominciamenti né fini,
un mondo ardente da cui la voce rauca grida:

È!

(segue mercoledì)



Traduzione di Domenico Brancale

da “Anterem”, 96, VI serie, Anno 43


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