TRA ME STESSO E LA
MORTE
Alla musica di Jimmy
Blanton,
Sophisticated Lady, Body and Soul
Un
ardore nel quale ti raccogli
in
silenzio, timida e crudele,
ti
consuma a volte; altre volte,
spaventata
e impudica mi offri
la
tua disperazione. Quasi sempre
restiamo
nascosti nei rifugi
a
proteggere il nostro umor nero,
fingendo
che le bende
siano
le nostre ferite. Ma la ruota
della
fortuna qualche volta s’arresta,
l’illusione
svanisce in pace
e
l’orgoglio t’accende subito la carne –
diamante
lucido, perla di saggezza –
e
il volto, distante, assoluto,
definitivo
e perfetto, come bestia.
Meraviglia
è il guardarti,
donna
viva in una stanza
piena
d’arida gente frenetica,
e
pensare alle tue natiche rotonde
sotto
l’abito da sera di velluto
e
il fantastico fuoco emanato
dal
tuo sesso che brucia carne e ossa,
l’incredibile
e complesso tessuto
del
tuo cervello pieno di vita
sotto
i capelli splendidi, raccolti.
—
Mi
piace pensare a te nuda.
Metto
il tuo corpo nudo
fra
me solo e la morte.
Se
entro nel mio cervello
e
accendo i tuoi dolci capezzoli,
ai
tendini sotto i ginocchi,
vedo
lontano, innanzi a me.
Dove
guardo non c’è niente,
però
almeno è illuminato.
Come
ti splendono le spalle
so
bene, e come il tuo viso
affonda
nell’estasi, e così
i
tuoi occhi di sonnambula
conosco,
le tue labbra di donna
crudele
con se stessa.
Mi
piace
pensarti
vestita: il tuo corpo
chiuso
al mondo, autosufficiente,
la
sua meravigliosa arroganza
che
provoca l’invidia delle altre.
Posso
ricordare ogni vestito,
più
fiero ognuno d’una suora nuda.
Andando
a letto, i miei occhi
si
chiudono in una rete di ricordi.
La
sua nube d’intimo odore
sogna
al posto mio.
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