lunedì 23 settembre 2019

Kenneth Rexroth


TRA ME STESSO E LA MORTE   

Alla musica di Jimmy Blanton,
Sophisticated Lady, Body and Soul
                 
Un ardore nel quale ti raccogli
in silenzio, timida e crudele,
ti consuma a volte; altre volte,
spaventata e impudica mi offri
la tua disperazione. Quasi sempre
restiamo nascosti nei rifugi
a proteggere il nostro umor nero,
fingendo che le bende
siano le nostre ferite. Ma la ruota
della fortuna qualche volta s’arresta,
l’illusione svanisce in pace
e l’orgoglio t’accende subito la carne –
diamante lucido, perla di saggezza –
e il volto, distante, assoluto,
definitivo e perfetto, come bestia.     
Meraviglia è il guardarti,
donna viva in una stanza
piena d’arida gente frenetica,                
e pensare alle tue natiche rotonde
sotto l’abito da sera di velluto
e il fantastico fuoco emanato
dal tuo sesso che brucia carne e ossa,
l’incredibile e complesso tessuto
del tuo cervello pieno di vita
sotto i capelli splendidi, raccolti.


Mi piace pensare a te nuda.
Metto il tuo corpo nudo
fra me solo e la morte.
Se entro nel mio cervello
e accendo i tuoi dolci capezzoli,
ai tendini sotto i ginocchi,
vedo lontano, innanzi a me.
Dove guardo non c’è niente,
però almeno è illuminato.

Come ti splendono le spalle
so bene, e come il tuo viso
affonda nell’estasi, e così
i tuoi occhi di sonnambula
conosco, le tue labbra di donna
crudele con se stessa.
                                        Mi piace
pensarti vestita: il tuo corpo
chiuso al mondo, autosufficiente,
la sua meravigliosa arroganza
che provoca l’invidia delle altre.
Posso ricordare ogni vestito,
più fiero ognuno d’una suora nuda.
Andando a letto, i miei occhi
si chiudono in una rete di ricordi.
La sua nube d’intimo odore
sogna al posto mio.


Traduzione di Francesco Dalessandro

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