lunedì 18 gennaio 2021

Eloy Sánchez Rosillo

 DA CÉSAR FRANCK A AUGUSTA HOLMÈS  

(Quintetto per piano in Fa minore)

 

1

(Molto moderato quasi lento – Allegro)

 

Quando più non speravo che qualcosa turbasse

la quiete ordinata che scelsi per la vita,

tu apparisti, e d’un tratto tutta la pace che poco per volta

pazientemente avevo conquistata se ne fuggì da me:

una vivida fiamma mi abita adesso l’anima.

 

Tu forse non comprendi cosa vuol dire questo per un uomo

che è stato sempre, come me, davvero molto solo

a dispetto di pochi amici, della loro fedele compagnia,

e della lunga gioia coniugale che mi ha dato mia moglie.

 

È come se d’un tratto nella desolazione

di un albero ancorato nell’inverno cantasse

un usignolo e i rami nudi sotto l’influsso della musica

la grazia ricordassero del verde.

 

 

2

(Lento, con molto sentimento)

 

La vita per me è stata un cammino assai duro

di fallimenti ai quali non piegai mai lo spirito,

perché ho sempre saputo che l’artista che lavora

con onestà al servizio del Signore e dell’opera

rare volte riceve l’attenzione della gente

del suo tempo; attenzione stimolante,

ma in fin dei conti all’arte innecessaria.

 

Sotto queste alte volte della chiesa è trascorsa

la parte più feconda e bella dei miei giorni:

cera ed incenso con i loro odori, nelle cerimonie

sacre, i brusii devoti dei fedeli in preghiera,

sempre mi accompagnarono, mentre io cercavo,

seduto qui nel coro, alla tastiera docile

di quest’organo amico, d’esprimere nel modo

migliore l’inquietudine che mi serrava il petto.

 

Sono stato felice, in certo modo, perché accettai

con umiltà il fluire quasi anonimo

del destino, sebbene a volte scoramento e noia

mi venissero accanto.

 

3

(Allegro non troppo, ma con fuoco)

 

                                           Ma oggi so che la gioia

fu solo l’ignoranza del tuo arrivo in un giorno

qualunque, che è bastata la tua sola presenza

a distruggere la pace ottenuta con sforzo.

 

Come negarmi alla dolcezza con la quale mi guardi,

al riso così libero, al fulgore che t’avvolge,

alla luce che brilla sul tuo labbro quando mi chiami.

 

Io non so, non lo so, ma benedico questa follia

che mi scuote lo spirito e mi riempie di sole se ti vedo.

Ringrazio Dio per averti creata, per averti concesso

di venire ad un tratto a cambiarmi la vita;

perché ormai io non sono più lo stesso, benché agli occhi

di tutti sia quello di sempre e nessuno, nessuno sappia

che penso solo a te, che ti amo e che per te è la mia musica.


Traduzione di Francesco Dalessandro

 

 

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