GIORNI LAVORATIVI
I
Ti
riconosco, notte amica,
quando
cadi silenziosa sugli oggetti
della
sala da pranzo
che
occultano la loro presenza
nello
spazio propizio al gioco d’ombre
che
tu con tanto amore
convochi
giornalmente.
La
luce artificiale bagna appena
la
superficie del corpo felice
–
unica resistenza opaca
all’ansia
smisurata di trasparenza
che
attraversa il riposo;
suddite
dell’istante le pareti
ricalcano
con precisione
il
contorno capriccioso del gesto,
il
freno della parola.
Il
verde profondo della sera
si
nega al cambiar posto.
II
Il
vicino mare è la dimora permanente
sopra
il fragile destino
dei
corpi fluttuanti
eretti
dalla bruma
di
un sogno repentino.
(Dall’insistenza procace della
fiamma
sorge la scrittura)
Il
raso del mezzogiorno
inonda
la terrazza
e
i vapori dell’alcool
sciolgono
il dubbio della tua vita ardente.
Sulla tavola libri
e una mela pronta da mordere.
III
Le
prime piante oscure
insidiano
l’inutile limite del silenzio
e
un labirinto d’ombre
spia
l’umidità della camera da letto.
La
mano riscatta la parola che si ripiega sul corpo.
Lo
scandalo aggira la successione del recinto
che
riversa lacrime
in
una marea di labbra che si affrontano
nella
cornice coloniale del bacio,
materiale
di sfondo.
Lo
splendore della miseria
brilla
impudico sulla tovaglia perfetta.
Il
polso teso dell’estate
sparge
il mercurio dell’attesa.
Proclamando
la vittoria dell’incontro
la
mareggiata macchia, al di là della finestra,
la
calma trionfale del paesaggio.
IV
L'ultimo
sole fugge ostinato
tra
gironi salmastri d’azzurro e madreselva;
dall’umidità
nuziale che distillano gli sguardi
anche
il pudore fugge.
Nella
memoria, il balsamo
della
lettera riletta
si
confonde con la densità del mare
che
investe la soglia della gola.
Come
fondale di scena il tuo corpo
–
unico e nudo – officia
le
nuove maschere dell’amore.
V
La
prua della nave spunta nello specchio
di
questo piccolo stabilimento modernista.
Qui
si dà appuntamento
il
fragile pudore del capriccio
che
spande il suo rossore
tra
vapori di gel
e
lacrime di marmo.
Accarezzando
la pelle
con
emulsioni di luna
un
silenzio si erge
e
la schiuma dell’acqua
scivola
sull’azzurro dei muri:
un
fruscio di cellulosa
si
sparge al suolo
verso
l’alta marea
del
bacio.
La
mano annuncia la vittoria
dell’amor
liquido.
Nel
purpureo splendore
che
l’acqua tiepida diluisce
soccombe
la malinconia.
VI
La
dolcezza sgranchisce il suo corpo di frutta
mentre
una raffica di vento
ravviva
il fuoco negro della siesta
popolato
di rami e vetri.
Il
coltello taglia cerchi di luce
e
inchioda il suo stocco d’argento
nel
cuore del giorno.
In
cucina
la
passione chiede vita
accanto
al labbro che assapora il vino
e
scruta compiaciuto
il
fervore della parola.
Le
arance scoppiano nel piatto.
Il
sopore, da dietro,
rompe onde.
Traduzione di Francesco Dalessandro
Nessun commento:
Posta un commento