L’ESTATE
Meglio non ricordare ancora i giorni
passati come carezze crudeli
sulla tua pelle, sopra le mie mani.
Brillarono alla luce del desiderio i corpi
ed ascoltammo insieme la voce ampia del mare.
Le fragranti ferite di quel tempo persistono
come dolori antichi recenti nella carne.
Io non voglio ascoltare il linguaggio avvizzito
delle cose bruciate.
Ma è inutile negarsi, lo so. E non è possibile
rivolgersi a un presente fatto di solitudine
per cancellare il canto di un’estate,
quelle braccia, e perché si consumi in cammino
il fuoco che m’accende ancora non volendo le parole.
Traduzione di Francesco Dalessandro
Da Las cosas como fueron. Poesía completa, 1974-2003, Tusquets, 2004
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