PERDUTO AMORE
I suoi occhi sono resi così acuti dal dolore
da poter cogliere la crescita d’un filo d’erba o d’un
fiore
istante per istante; egli riesce a vedere
chiaramente attraverso una parete di granito,
riesce a distinguere lo spirito atterrito
che fugge via dalla gola d’un morto.
Egli può udire
da due contee lontano
e afferra parole non ancora pronunciate.
Dentro al suo triste orecchio risuonano
il debole clamore del centogambe o del bruco
e suoni fievoli fino all’incredibile:
il rumore dell’erba intenta a bere,
i discorsi del verme, il clic delle mandibole
della tarma che buca i vestiti;
l’ansimare delle formiche che sollevano
pesi ciclopici per un punto d’onore
(coi tendini che scricchiolano e il fiato corto);
e il frullo prodotto dal ragno che tesse
e i minuti bisbigli, sospiri, mormorii
delle mosche e dei pigri lombrichi.
Quest’uomo è a
tal punto spronato dal dolore
che va errando come un dio o come un ladro
avanti e indietro, su e giù, cercando
senza mai requie il suo perduto amore.
Traduzione di
Giovanni Galtieri
da I poeti sono
uomini, Guanda, 1964
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