Temo che per morir non si migliora
lo stato uman; per questo io non m’uccido:
ché tanto è ampio di miserie il nido,
che, per luogo mutar, non si va fuora.
I guai cangiando, spesso si peggiora,
perch’ogni spiaggia è come il nostro lido;
per tutto è senso, ed io il presente grido
potrei obliar, com’ho mill’altri ancora.
Ma chi sa quel che di me fia, se tace
Onnipotente? e s’io non so se guerra
ebbi quand’era altro ente, overo pace?
Filippo in peggior carcere mi serra
or che l’altrieri; e senza Dio non face.
Stiamci come Dio vuol, poiché non erra.
Da Poesie, a cura di Giovanni Gentile, Sansoni Firenze, 1938
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