PSEUDO SAFFO
*
“Domani piove…”
dicesti all’imbrunire
di leggerezza
vestendo le parole:
quelle parole che
non hanno di che dire
se non che altre
assai meno leggere
è auspicabile
tacere.
*
L’ovale dello
specchio porta un raggio
del sole che lo
guarda fra gli scuri
in cerca di chissà
quale mio aspetto
su cui potere fare
lo smargiasso.
Non è giornata
oggi come ieri
di amicizie e
impensabile vigore.
Latona e Niobe si
odiano fra loro
e l’orribile
mostro a cui ho dato amore
illividisce il
giorno anche con il sole.
Dalla parte più
buia dello specchio
mi disperdo in
inutili parole
per chi mi è più
dentro nel cuore
e più sa farmi
male.
*
Come polvere sul
biondo grano
che s’adagia fra
le pieghe delle vesti,
dentro me posa un
rovello
in questa calda
estate senza baci,
nella festa
impavesata di illusioni
se gioie e canti
li favorisce Apollo.
Ordunque prendi
la lira e cantami
di lei.
Spasima e scalpita
il mio cuore
e se in lei non
trova quiete
nemmeno la mia
fama,
almeno tu
ridagliela alle note
del tuo canto che
esorto a viva voce.
L’incanto della
sua età
è ancora a mio
favore,
in lei c’è ancora
la mia estate
e fretta è in me
di cingere col braccio
la sua verginità
e le sue movenze
delicate.
Prendi la lira
ordunque
e dammi pace
prima che giunga
l’autunno e me ne accorga.
da Ventotto frammenti (di anonimi lirici greci), inediti