venerdì 30 marzo 2018

Francesco Dalessandro

Sta per uscire il mio nuovo libro, Figure d'ombra, per puntoacapo Editrice. Di seguito, la nota di Giancarlo Pontiggia in quarta di copertina e un'anticipazione:

Occorrerà un animo sensibile e meditativo, un animo incline
alla densità della notte e delle veglie, per cogliere l’essenza
frastagliata e volatile di questi versi, in cui voci di ogni tempo
si rincorrono, come cacce musicali, disegnando un mosaico
di figure che possono uscire dalla cornice di un quadro,
dalle pagine di una cronaca remota, o dai versi antichi del
corpus Tibullianum: voci che parlano della forza di Eros, o del
tempo che fugge, o di memorie che s’inabissano in altre memorie.
Dalessandro ci ha abituato da tempo a una poesia
tramata di segni minimi, di riscritture, di “imitazioni” che
vanno a comporre come la stanza segreta del nostro cuore:
tra disillusioni, attese segnate da un’ansia febbrile, presagi di
un commiato imminente, ma anche «ore dorate», felicità che
giungono improvvise, l’autore di questo libro allusivo e raffinato
sa cogliere come pochi l’intrico fragile di una coscienza
smarrita, la sgomenta severità del pensiero che si accende
all’improvviso nella tenebra, come negli splendidi versi che
pronuncia, nella «fossa» di Sant’Elmo, l’ombra di Tommaso
Campanella. 


LA FOSSA

(Tommaso Campanella in Sant’Elmo, luglio 1604 – marzo 1608)


Orazione al sonno

I

A grado a grado scende e ti sommerge
la notte, anima, e non ti lascia scampo.
E tu chi preghi? A chi domandi aiuto
contro il gelo che ha vinto la speranza
e ti confina viva in questa fossa oscura?
Ma non pensarla eterna l’empia notte
che t’avvolge, anima, non cedere alla sorte.


II

Prega il sonno così, perché scenda a salvarti:
«Vieni, sonno, a legare muscoli e nervi,                               
ad avvolgere le ossa nel tuo fertile limo;
vieni, accoglimi e curami, proteggi
la mente e il corpo rinchiusi in questo duro
carcere, in questa fossa umida e ghiaccia.
Dammi quiete, sonno, fra le tue caste braccia».




da Figure d'ombra, puntoacapo Editrice, 2018

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mercoledì 28 marzo 2018

Guido Cavalcanti


VOI CHE PER LI OCCHI MI PASSASTE ’L CORE

Voi che per li occhi mi passaste ’l core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.

E’ vèn tagliando di sì gran valore,
che’ deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria
e voce alquanta, che parla dolore.

Questa vertù d’amor che m’ha disfatto
da’ vostr’occhi gentil’ presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal fianco.

Sì giunse ritto ’l colpo al primo tratto,
che l’anima tremando si riscosse
veggendo morto ’l cor nel lato manco.


lunedì 26 marzo 2018

Baldo Meo

UNA STORIA MIGLIORE

Il topo che muore in solitudine

non è meno leggiadro
della ragazza nuda sul letto
e della madre che solleva
da terra il bambino -
del passo di danza che il ciliegio
esegue al vento.
Tutto è nel tutto.
Così non andare a bussare alla porta
dei tuoi dubbi per chiedere aiuto.
E non domandare in giro
ai grandi ego di passaggio
quale notte stellata ci aspetti.
La semplicità governa il mondo intero.

da Conservazione della specie, la collana - stampa, 2017

venerdì 23 marzo 2018

Corrado Govoni

STAGIONI

Quando sono le rondini nel cielo
calde leggiere ciglia, è primavera.
Ed è già autunno
quando stanno sui fili della luce
come gocce una bianca ed una nera

da Govonilampi, a cura di Pietro Cimatti, Edizioni della cometa, 1981


mercoledì 21 marzo 2018

Juan Ruiz


PRIMAVERA

Parlavo con te, mente e cuore: «L’inverno
è ormai finito
e già il passero l’ha dimenticato.

Quanto lunga l’attesa!
Ti ha vinta il mio cercarti,
le parole d’intesa nello sguardo.

Pensa! Questa è la nostra primavera.
E un’altra stagione ci aspetta,
perché paziente è stato il desiderio».


(inedita, ritrovata)

lunedì 19 marzo 2018

Alberto Manzoli

L’ISOLA NON TROVATA

Ho visto mani tese ad altre mani
squarciare come ponti le distanze;
ho visto mari docili di navi,
bambini rispettati, e cieli intatti.
E ho visto gli occhi azzurri e gli occhi neri
cercarsi e riconoscersi, ed ancora
case operose, ali senza sforzo,
raccolti non guastati dalle piogge;
e ho visto oceani ritornare fiumi,
e il pozzo delle lacrime seccare;
ma è notte, e vento, ed il lume vacilla:
ancora adesso io non ho mai visto,
per quanto aguzzi gli occhi a tanta cruna,
l’uomo che un giorno vedrà tutto questo.


(inedita)

venerdì 16 marzo 2018

Giancarlo Pontiggia

POCHI VERSI, MA VERI

Pochi versi, ma veri.
Valgano per te, come per me.

Che siano limpidi - per guardare il cielo -
alto -

e severi, se così è il tuo animo.

da Il moto delle cose, Lo Specchio Mondadori, 2017

mercoledì 14 marzo 2018

Giorgio Luzzi

AL PUNTO DELLA NOTTE CHE LA NEVE VOLA

Al punto della notte che la neve vola
dai tetti a masse e a picchi, disfa
un'aria sotto sé, risuona dentro
queste veloci mura, lascia intatte
le cose allineate, il corpo
a bocca in giù, il corpo o la sua copia.
Si resta a un passo da altri passi
a un soffio da altre mani, il tempo
perforato e leggero e, in lui, l'emergere
di memorabili fiumi e ombre. Presto
si partirà da sé, tiepide e tese
cornee succhiano il buio
un polso intreccia, solo, il proprio tronco.

da Da che mondo. Poesie 1976-2016, Sedizioni Diego Dejaco Editore, Milano 2017

lunedì 12 marzo 2018

Baldo Meo

PER LUNGHI ANNI HO GUARDATO


Per lunghi anni ho guardato

fuori dalla finestra
appena sveglio la mattina - 
più per abitudine,
per una forma di saluto,
per prepararmi al clima.
Ancora oggi alzo le persiane
prima di ogni cosa -
guardo in strada, guardo in cielo
e non mi aspetto nulla.

da Conservazione della specie, la collana - stampa, 2017


venerdì 9 marzo 2018

CANTI EROTICI PRIMITIVI

ESKIMO

Stanotte ti ho sognata.
Ho sognato che camminavi sui ciottoli della riva, - 
che con te camminavo.
Come se fossi sveglio,
ho sognato che ti inseguivo,
che ti desideravo,
che tu eri desiderabile
come una giovanissima foca,
che tu eri per me desiderabile
quale per il cacciatore
una giovanissima foca
che s'immerge
quando si sente inseguita.
Così tu eri desiderabile
per me che t'ho sognata.

da Canti erotici dei primitivi, a cura di Alfonso M. di Nola, Garzanti, 1971

mercoledì 7 marzo 2018

Camillo Fonte

LA MEMORIA


Tremolante primalba, lago in quiete.
Una rondine, due,
sotto la tua finestra.
Ne ascolti l’idioma perfetto.

Le punte degli abeti quasi toccano il cielo.
La quaglia fa un segnale
sempre uguale e somiglia
ai battiti sordi del tuo cuore.

Invecchi col ricordo di tre,
quattro volti essenziali che tornano a memoria
lacerando il cono d’ombra
tessuto sui tuoi cinquant’anni.

Un vento d’acqua spruzza le cime degli abeti
recando la pioggia.


dal poema inedito L'isola

lunedì 5 marzo 2018

Corrado Govoni

LA TERRA

Vola leggiera come una farfalla
intorno al Sole che l’attira e respinge,
coi suoi mari i suoi ghiacci i suoi monti
stampati sopra come scarabocchi.

*

Languivano lontano
sulla campagna fresca tutta scossa
dai cori delle raganelle
gli ultimi lampi di calore

*

Cosa sarebbe il cielo senza uccelli?
Guizzano in acqua e cielo
col tagliente bagliore dei coltelli.



da Govonilampi, a cura di Pietro Cimatti, Edizioni della cometa, 1981

venerdì 2 marzo 2018

D. H. Lawrence

SORGERE DELLA LUNA


E chi ha visto la luna, se non l’ha vista
sorgere dalla stanza del profondo,
nuda e arrossita e imponente, come dalla stanza
di compiuti sponsali, sorgere e scagliare
sull’onda la confessione del piacere,
spargendo sulle onde i segni della propria
estasi finché la sua lucida bellezza,
nota e dispiegata finalmente, vibri dinanzi
a noi certi che la bellezza è cosa imperitura,
che un’intensa, perfetta esperienza non cede
al nulla, e che il tempo offuscherà la luna
ben prima che la nostra completa consunzione
sia oscurata o trascorsa, qui, in questa strana vita.

Traduzione di Francesco Dalessandro