venerdì 29 luglio 2016

Louise Glück

INIZIO DI DICEMBRE 
A CROTON-ON-HUDSON

Lance di sole. Lo Hudson si
Scheggia di ghiaccio.
Sento i dadi d’osso
Della ghiaia nel vento scricchiolare. Pallida
D’osso, la neve recente
Aderisce come pelliccia al fiume,
Stasi, Partivamo per consegnare
Regali di Natale quando scoppiò la gomma
L’anno scorso. Sopra le morte valve pini cimati
Da un temporale stavano, i rami spogli…
Ti voglio.

(1968)


Traduzione di Gianni Menarini

da Giovani poeti americani, Einaudi, 1973


mercoledì 27 luglio 2016

Saint Geraud

POESIA

La spiaggia ci trattiene e ci filtra fra le sue dita                                                                        sognanti
Fragranze estive verdi tra le tue gambe
La notte, brividi nudi rinfrescano le onde
Svanite
Oh Naomi
Io bacio ogni tuo corpo, ogni volto

(1968)

Traduzione di Gianni Menarini


da Giovani poeti americani, Einaudi, 1973

lunedì 25 luglio 2016

Eric Torgersen

MI SONO SPOSATO

lettera ai miei

Mia moglie ha tatuaggi sul collo
e strani seni scompagnati.
È molto giovane, e ascolta
musiche barbariche alla radio.

Adesso è al cesso,
che lava i miei calzini nella vasca
e canta tutta sola.

Quando la notte resto alzato
viene a sedersi sulle mie ginocchia
e scarabocchia su ciò che sto scrivendo.

Sono molto felice.


(1967)

Traduzione di Gianni Menarini

da Giovani poeti americani, Einaudi, 1973

venerdì 22 luglio 2016

Wallace Stevens

LA DONNA AL SOLE

È solo che questo calore e movimento sono                                                                                come
Il calore e movimento di una donna.

Non è che ci sia un’immagine nell’aria
Né l’inizio né la fine di una forma:

C’è il vuoto. Ma una donna d’oro compatto
Ci brucia col tocco della veste

E un’abbondanza dissociata d’essere,
Più definita per ciò che è lei –

Perché lei è disincarnata,
E porta l’odore dei campi estivi,

E confessa il taciturno e insieme indifferente,
Invisibile ma chiaro, il solo amore.


Traduzione di Nadia Fusini

da Aurore d’autunno, Adelphi 2014

mercoledì 20 luglio 2016

Antonia Pozzi

 CANTO RASSEGNATO
ad A.M.C.
  
Vieni, mio dolce amico: sulla bianca
e soda strada noi seguiteremo
finché tutta la valle s’inazzurri.
Vieni: è tanto soave camminare
a te d’accanto, anche se tu non m’ami.
C’è tanto verde, intorno, tanto odore
di timo c’è, e sono così ariose,
nell’indorato cielo, le montagne:
è quasi come se anche tu mi amassi.
Arriveremo giù, fino a quel ponte
sorretto dallo scroscio del torrente:
 tu continuerai pel tuo cammino.
Io resterò sul greto, fra i cespugli,
dove l’acqua non giunge, fra le pietre
chiare, rotonde, immote, come dorsi
di una gregge accosciata. Col mio pianto
vitreo, pari a lente che non pecca,
io specchierò e raddoppierò le stelle.


da Tutte le opere, a cura di Alessandra Cenni, Garzanti 2009


lunedì 18 luglio 2016

Franco Fortini

DOPO UNA STRAGE
(da Lu Hsun)

Le notti lunghe di primavera le passo ormai
con moglie e figlio. Fragili alle tempie i capelli.
Vedo in sogno imprecise lacrime di una madre.
Sulle mura hanno mutato le grandi bandiere                                                                              imperiali.
Vite di amici diventano spettri, non resisto a                                                                                 vederle.
In ira contro siepi di spade cerco una piccola                                                                                  poesia.
Non lamentarsi. Chino il capo. Non si può                                                                              scrivere più.
Come acqua la luna illumina la mia veste oscura.

da Tutte le poesie, Oscar Mondadori, 2014


venerdì 15 luglio 2016

Gino Scartaghiande

CANZONE


E non era cominciata l’ora
dappoco oscurata da una meraviglia
eterna; come i crinali lungo i monti
che vanno da una luna all’altra
vedendo la sua sera.
Pare che s’apre lunghesso il
vento. Calmo, come alcuno rumore
mai, che cala
conforme l’una sua
erta pendice: non hai tu mai
veduto come tra la dura siepe
s’effondi pure l’eco
di tua meraviglia, sapere
solo dove corpo tace
infatti chiude altra cosa
oltre presenza.
E s’alzano di punto
in bianco, uno scaturire
bianco ed un respirare solo.
S’aprono frapposti quasi
biancospini, che splendono
d’intorno cuori,
ora che già sembrano tali.

Se fosse vero che tu non hai
corpo che un manto di sole
che scintilla e non saresti
per così poco indetta delle notti
allo schianto che fragoroso
si frappone invece di uno corpo
la spada sulla nuda pietra
altra sarebbe infine lo splendore
e il tuo non esserti più giù rimessa.

Per noi soltanto avendoti
altra della pace serena
è un viso tra le foglie.
Come durano più a lungo
questo qualcosa tra cielo e terra
rotto in un lungo gesto della spada
né Egli non meno che nudo attende
la vinta stagione delle erbe.

da Oggetto e circostanza, Il labirinto, 2016

mercoledì 13 luglio 2016

Edo Ferri

1982


Conoscevo i libri non la vita
bellezza dei quartieri alti
tu così assente nella parola
corpo materico del respiro
assedio degli sguardi
sul mio volto a digiuno
proiettata sullo schermo
prendevi il posto degli eroi
dell’estate di bandiere
terrazze di luce tricolore
canti dispersi fra le rovine
e dentro fontane di salti
palloni immaginati immensi
tutto facile come un grido all’alba
in cui il sentire sembrava il mondo
le tue corde vocali
traiettorie imparabili.

da Linea di fondo, Il Labirinto, 2014

lunedì 11 luglio 2016

Francesco Dalessandro

UNA VOCE *


Mi avvicino alla porta-finestra e nella sera
azzurrina di maggio, appressandosi i cari
e i dolorosi anniversari, guardo fuori
col cuore in tumulto svuotato ma pieno
di umana pietà di concordia col verde
dei giovani lauri e la snella mimosa
sfiorita con l’ortensia malata (che disperi
di salvare) e le gialle ginestre col dolore
della mente e l’età dissennata che non vuole
darsi pace: il giardino è deserto, chissà dove
tra la siepe e il cemento le tue tartarughe
sono chiuse nel sonno, è un miracolo
che la debole rima si schiuda ad afferrare
e tenere la tenera luce morente sulle foglie


poi sarà la stanchezza a stordirci (ma dopo
l’amore), verrà un sonno inquieto
ad accoglierci in un nido d’incoscienza –
vola basso la mente mentre il cuore
corre rapido al ricordo degli amici –
perduti, dice Shakespeare, nella notte
senza fine della morte – e nella nebbia
che anticipa il sonno un passato d’innocenti
sereni peccati d’amore ribrilla cristallino
dirada il buio acquieta l’ansia placa
rimpianti e rimorsi… “come il giorno
di maggio al suo morire o incidere un verso
con la punta dell’unghia…” sussurra
dal deserto dell’anima forse dal giardino


una voce.


da Lezioni di respiro, Il Labirinto 2003


Leggerò questa poesia domani sera a LETTERATURE, Festival Internazionale di Roma, XV Edizione, Basilica di Massenzio, Via dei Fori Imperiali, Roma - insieme al sonetto XXX di Shakespeare, da me tradotto, e al quale si fa riferimento - nell'ambito della serata dedicata a Shakespeare e a Cervantes. 



venerdì 8 luglio 2016

Mariangela Gualtieri

NOI TUTTI NON SIAMO SOLO


Noi tutti non siamo solo
terrestri. Lo si vede da come
fa il nido la ghiandaia
da come il ragno tesse il suo teorema
da come tu sei triste
e non sai perché. Noi
tutti, noi forse ritornati,
portiamo una mancanza
e ogni voce ha dentro una voce
sepolta, un lamentoso calco di suono
che un po’ si duole anche quando
canta. Te lo dico io
che ascolto
il tonfo della pigna e della ghianda
la lezione del vento
e il lamento della tua pena
col suo respiro ammucchiato sul cuscino
un canto incatenato che non esce.

Ascoltare anche ciò che manca.
L’intesa fra tutto ciò che tace.


da Bestia di gioia, Einaudi 2010

mercoledì 6 luglio 2016

Chandra Livia Candiani

LA VITA NUOVA

La vita nuova
arriva taciturna
dentro la vecchia vita
arriva come una morte
uno schianto
qualcuno che spintona cosi forte
un crollo.
È una scrittura tanto precisa
e netta da non lasciare dubbi
né sfumature di senso eppure
non dà direzioni né mete.
La vita nuova irrompe
come un vecchio che cade
sul ghiaccio, un pensiero
davanti a un muro, la
sirena di un’ambulanza.
Non ci sono feriti
né annunci di sciagura
solo noi da convincere
a lasciar perdere il miraggio
di una via rettilinea, di un
orizzonte, lasciarsi curvare,
piegare alla tenerezza
delle anse del destino.
La vita nuova
è come un grande tuono
sbriciolato
poi a poco a poco
l’erba si china
sotto la pioggia
la prende
la beve.

da La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore, Einaudi 2014


lunedì 4 luglio 2016

Laura Pugno

L’ESTATE, L’ESTATE TORNA

L’estate, l’estate torna,
dissolve
il corpo, lo disfibra
della parte di legno,
la bellezza che cerchi imperduta,
linea del mare

la stessa implacata furia,
la stessa lingua in questa
che sembra un’altra

da "PUNTO", Almanacco della Poesia italiana, 5 – 2015


venerdì 1 luglio 2016

Aleksandr Blok

I DODICI

7.

Vanno i dodici lontano,
vanno via verso la guerra.
Tiene il volto nella mano
l’omicida e guarda a terra.

Col fucile ad armacollo
fa gran passi nella via.
Stringe un cencio intorno al collo,
sembra in preda alla follia…

«O compagno, che cos’hai?
Pietro di’: perché rallenti?
Perché a capo basso vai?
Di Catina ti rammenti?»

«O fratelli, ascoltate,
io l’amavo la ragazza!
Quante notti ci ho passate,
notti nere, notti pazze…

Per il fuoco temerario
delle sue pupille gialle,
per un neo solitario
nel candore delle spalle,
mi son perso… o sangue rosso…
e salvarmi più non posso!»

«Ora attacchi l’organetto!
Ma sei proprio una comare?
Ci vuoi forse il cuore in petto,
o compagno, arrovesciare?
Forza! march! col capo eretto!
Tienti su da militare!

Credi sia questo il momento
di cullarti, amico bello?
Per noialtri verrà un tempo
più difficile, fratello!»

E gli incerti passi affretta
Pietro allora nel nevaio,

e la testa torna eretta
più di prima e l’occhio gaio.

                        Olà,
far baldoria non è crudeltà!

Su, sbarrate finestre e porte:
viene il saccheggio e la morte!

Spalancate cantine e granai:
oggi godremo, operai!

Traduzione di Renato Poggioli

da I dodici, Einaudi, 1965