venerdì 29 aprile 2022

Douglas Dunn

 I MIEI DIARI SONO GIORNI


I miei diari sono giorni,

Giorni di carne e realtà. Il calendario

Ricorre perdirci chi siamo,

O eravamo, per lodare o biasimare.

Ecco, quel giorno arriva

Di nuovo. La finestra è pietra umida

In cui è impossibile guardare. Luce e sole,

Senza alcun riflesso, un terreno liscio,

Che slitta su uno spazio vetroso.

Rabbrividisco al ricordo,

E da una vita mancata, una crescita spezzata

Scolpisco la mia folle poesia.

Il cancro non è una metafora.

Una lastra lucente di pioggia sulla betulla alla finestra

In questa giornata soprannaturale di marzo,

Assottigliata, fatta crepuscolo, finanche stella lucente,

Fredda e pietosa.


Traduzione di Marco Fazzini

da Elegie, Elliot, 2022

mercoledì 27 aprile 2022

Silvio Raffo

 CANTI DELLA CLAUSURA E DEL DESERTO


1.


A me che al chiaro tendo

nuvola tenebrosa

insiste il firmamento

a consacrare sposa


sento dalle segrete

dell'anima una fonte

premere - dalla sete

odo catene gemere


ma non so che germoglio

di pietra sboccia intanto

e quell'intima vena

mura in ghiacciato pianto


da Il taccuino del recluso, InternoPoesia, 2022

venerdì 22 aprile 2022

Thomas Hardy

 PIOVIGGINOSA MATTINA DI PASQUA


Allora, è risorto? Be', così sia...

E ancora si lamentano le terre pensose,

e i morti aspettano come da sempre,

come sapessero, pieni di dubbi,

da cosa vengono salvati, prima

di richiudere l'uscio che li protegge.


Sto fra loro con la pioggia e la bufera

che sbatte i tassi e le banderuole,

per la via si trascina stanco

un carretto stracarico e gli uomini

di fatica doloranti agognano

riposo infinito - benché lui sia risorto.


Traduzione di Edoardo Zuccato


da L'orologio degli anni - Poesie 1857-1928, Elliot, 2022  

mercoledì 20 aprile 2022

Douglas Dunn

 TURSAC


Un piacere sussurrato tra un sorriso assai baciato.

"Oh, cullami deciso, ma a ritmo gentile!"

L'amore mio aveva voglie lussuriose, e stile.

Decoro aveva, e la grazia era la sua preferita

Perché quell'arguzia era una gran virtù,

Convinta che una condotta giusta avesse fascino

O sembrasse giusta a una vista istruita, e non così tanto

Se non durante quelle settimane in Francia

Perfezionata all'interno d'un'eleganza contadina,

Quelle notti che stanno dentro un erotico ricordo.

Chiamo quella casetta la nostra Thébaïde

(Il francese letterario!), e la vedo sorridere,

Poi la odo nell'apice del suo stile sardonico:

"Scrivi di me, non di ciò che ami leggere".


Traduzione di Marco Fazzini


da Elegie, Elliot 2022

martedì 19 aprile 2022

Nanni Cagnone

 QUALUNQUE ARTE


Qualunque arte,

se non si fa smemorata

e senza mezzi,

attenta solo a seguire

il movimento,

vale meno

della sua materia.


Anche un albero,

fotografato

con troppa cura,

s'allontana.


da A ritroso, 2020-1975, nottetempo, 2020

lunedì 18 aprile 2022

Nicola Bultrini

 SERRATE LE IMPOSTE


Serrate le imposte resta

una luce nell'altra stanza.

Le cime annottano quiete 

quieta la strada che sale al passo.

È adesso che vorrei saperti

per sempre nella storia

la regola invece è elementare.

Perciò non tornerai, ma se volessi

la sera l'aria qui si fa leggera

porta una maglia, per prudenza.


da Vetro, InternoPoesia, 2022

venerdì 15 aprile 2022

Yehuda Ha-Levy

 IN MEZZO AL CUORE DEL MARE



In mezzo al cuore del mare io dico al mio cuore

che in preda al terrore sussulta al veder innalzarsi le onde:

se tu credi in quel Dio che creò e fece i mari

e il nome del quale è destino che duri in eterno,

non ti spaventi il mare quando minaccioso si gonfia,

che con te va Chi al mare impose confini.


Traduzione di Francesco Tarquini

 

mercoledì 13 aprile 2022

Maria Giuseppina Guacci

 

IL DOLORE

 

 

Io vo’ chiamando invan le rime e i versi,

dolce conforto a’ miei lunghi martiri;

non sa l’anima mia se non dolersi,

e si disface in lacrime e sospiri;

lassa! Dal primo dì che gli occhi apersi

stella non è che a me benigna giri,

sì che per molta doglia è la mia vita

languida e secca in su l’età fiorita!

 

Solea talvolta, quando il chiaro sole

volge a l’occaso le infiammate rote,

a’ monti ed a le selve oscure e sole

accomandar le mie povere note,

e al suon de le mestissime parole

rigar di care lagrime le gote;

così piangendo, alleviar sentia

il grave fascio d’ogni pena mia.

 

Or, quando sorge la pietosa Luna

a innamorar di sue bellezze il cielo,

maladico le stelle ad una ad una,

e il dì che venni a provar caldo e gelo,

maladico ogni fior che a l’aria bruna

dolcemente riposa in su lo stelo,

maladico ogni cosa ovunque io movo,

che dorme in pace, ed io pace non trovo.



lunedì 11 aprile 2022

Angelo Poliziano

 

UNA VECCHIA MI VAGHEGGIA

 

Una vecchia mi vagheggia,

vizza e secca insino all’osso;

non ha tanta carne addosso

che sfamassi una marmeggia.

Ell’ha logra la gingiva,

tanto biascia fichi secchi,

perch’e' fan della sciliva

da ’mmollar bene e pennecchi:

sempre in bocca n’ha parecchi,

ché ’l palato se gli ’nvisca;

sempre al labro ha qualche lisca

del filar ch’ella morseggia.

Ella sa proprio di cuoio,

quand’è in concia, o di can morto,

o di nido d’avoltoio:

sol col puzzo ingrassa l’orto

(or pensate che conforto!),

e fuggita è della fossa;

sempre ha l’asima e la tossa

e con essa mi vezzeggia.

Tuttavia el naso le gocciola,

sa di bozzima e di sugna,

più scrignuta è ch’una chiocciola:

po’, s’a un tratto el fiasco impugna,

tutto ’l suga come spugna,

e vuole anche ch’i’ la baci.

Io la sgrido: «Oltre va’ giaci!»;

ella intorno pur matteggia.

Non tien l’anima co’ denti,

ch’un non ha per medicina;

e luccianti ha quasi spenti,

tutti orlati di tonnina.

Sempre la virtù divina

fin nel petto giù gli cola;

vizza e secca è la sua gola,

tal ch’un becco par d’acceggia.

Tante grinze ha nelle gote,

quante stelle sono in cielo;

le suo poppe vizze e vote,

paion proprio ragnatelo.

Nelle brache non ha pelo,

della peccia fa grembiule;

e più biascia che le mule,

quando intorno mi volteggia.




venerdì 8 aprile 2022

Angelo Poliziano

 IO TI RINGRAZIO, AMORE



Io ti ringrazio, Amore,

d’ogni pena e tormento,

e son contento omai d’ogni dolore.

Contento son di quanto ho mai sofferto,

signor, nel tuo bel regno,

poi che per tua merzé, sanza mio merto,

m’hai dato sì gran pegno,

poi che m’hai fatto degno

d’un sì beato riso,

che in paradiso n’ha portato il core.

In paradiso el cor n’hanno portato

que’ begli occhi ridenti,

ov’io ti vidi, Amore, star celato

colle tue fiamme ardenti.

O vaghi occhi lucenti

che ’l cor tolto m’avete,

onde traete sì dolce valore?

I’ era già della mia vita in forse:

madonna in bianca vesta

con un riso amoroso mi socorse,

lieta, bella e onesta;

dipinta avea la testa

di rose e di viole,

gli occhi  che ’l sole avanzon di splendore.

 

 

mercoledì 6 aprile 2022

Lorenzo de’ Medici

 

SELVA II, 31

 

 

«Oh benedetto giorno,

giorno che fusti el primo agli occhi nostri,

che con la luce vera

ogni ombra cacci, e che fussi ombra mostri!

Ombra invisibile era

che agli occhi nostri sempre era d’intorno;

e per questa vedieno

e il lume alto e sereno

non potevan vedere, o occhi tristi!

O per me fortunato

tempo, che gli occhi a sì bel sol m’apristi!

Forse ch’io parrò ingrato,

tempo dolce, se viene

da te ogni mio bene,

se il cor per te felice or sol disia

che sanza tempo alcun questo ben sia».



 

lunedì 4 aprile 2022

Lorenzo de’ Medici

 

DONNA, VANO È IL PENSIER

 

Donna, vano è il pensier che mai non crede

che venga il tempo della sua vecchiezza,

e che la giovinezza,

abbi sempre a star ferma in una tempre.

Vola l’etate e fugge,

presto di nostra vita manca il fiore,

e però dee pensar il gentil core

ch’ogni cosa ne porta il tempo e strugge.

Dunque dee gentil donna aver merzede

e non di sua bellezza esser altera,

perché folle è chi spera

vivere in giovinezza e bella sempre.





venerdì 1 aprile 2022

Carlo Rivi

ULISSE E NAUSICAA


Ti guardo come Ulisse Nausicaa

quando disteso sopra l’erba vide

apparirgli il bel volto e la pudica

luce degli occhi mentre gli sorride.

 

Lo guardava la giovane Nausicaa

timorosa, ma Ulisse si svelò,

le sorrise e le chiese: sei mia amica?

e lei per quel sorriso lo sposò.

 

Illusive promesse (anzi, illusorie)

rifletteva lo sguardo: leggiadria

e giovinezza erano le sue glorie –

e lui lo stanco eroe della bugia.


inedita