lunedì 30 ottobre 2017

Juan Ruiz

HO FAME

Ho fame della bocca e della voce,
respiro sorriso occhi capelli.
Sono affamato del suono
fragile dei tuoi passi lungo il giorno.
Ho fame delle mani di grano,
delle dure lame che sono le unghie,
del brivido che danno. Sono
affamato del tuo volto raggiante
d’amore e desiderio quando mi chino
tra i ginocchi e le cosce che i baci
dispongono all’amore. Ho fame
del tuo ventre, del suo frutto,
del miele che la lingua raccoglie
dal fiore aperto delle accese labbra.


(inedita)

venerdì 27 ottobre 2017

Raffaela Fazio

CASSANDRA

Non pieno
torrente
non voce che esonda:
un rivolo di sassi
si è rotto
dentro il ghiaccio
passando dalle tempie.

Cosa ascolti?
Sei un corso senza estuario
senza ebbrezza.
Dove il furore
di chi si dà all’ignoto?
Ti sbrecci
inutilmente

perché non fosti amante
del dio
che ti voleva
nella luce.

A lui rubasti
la notte non la cetra
un freddo di faretra
il sibilo la freccia dello sguardo
parola
che si perde.

Ma il tempo ti converte.
Ora ti arde
una visione tersa
            fatta vera
soltanto dal dolore
e sai
che non puoi farne dono.

Sei sola
al centro del tuo squarcio.

(Il futuro
non vuole scorciatoie
ma una conquista
lenta
dell’uomo che nel buio
dal passato
cammina sulla brace).

E taci

come quando
più bella più forte
rimarrai in silenzio
davanti
alla tua morte.

da Ti slegherai le trecce, CoazinzolaPress, 2017

Il libro si presenta oggi alle ore 18 presso lo Studio Campo Boario, via del Campo Boario 4/a, Roma

mercoledì 25 ottobre 2017

Raffaela Fazio

ALCESTI

Un istante
rivela la vita.
Da quella improvvisa
fessura
fiotta il giorno
a ritroso
nella notte
attinge il suo senso
e l’addensa.

Chi è il tuo sposo?
Il suo riso
negli anni, il portarti
alle labbra il boccale
e la reggia
ospitale…
Era tutto una fuga.
E l’amore un pretesto
per scordare
se stesso.

Anche adesso
non risponde all’appello
non accetta l’estremo
confine
che suggella il suo nome.

Tu capisci.
E di colpo ribelle
offri il dono
chinando la testa:
oltrepassi la soglia
al suo posto.
Che scompaia
il tuo volto, lo specchio
che deflette
perché il buio
rimandi all’amato
il suo vero sembiante.

Sorridi e ti aspetti
che nel lutto
l’uomo solo
rinasca, s’impasti
di vuoto e di forza.
Non più vino, né canti
o battaglie. Basta
il nudo lamento
accanto a due figli
la fatica
della propria paura
il sedersi sul trono
di gemme o di ortiche
che ha apprestato la vita.

Non esiste un’uscita
dall’ombra
che ci forma e ci spetta.

da Ti slegherai le trecce, CoazinzolaPress, 2017 

Il libro verrà presentato venerdì 27 alle ore 18 presso lo Studio Campo Boario, via del Campo Boario 4/a, Roma


lunedì 23 ottobre 2017

Raffaela Fazio

CIRCE

Un lampo negli occhi
come d’oro
ma tra le unghie
la più vorace
notte.
Rapace
nel volteggio
tracciavi circolare
il tempo che si chiude
sulla preda.
Tu stessa prigioniera
dell’incanto
che mantiene fermo
ciò che crea
e annulla nel possesso
chi penetra
nel cerchio più segreto.

Ma niente
nell’amore
è vivo se mansueto.
Niente ti appaga
se è inganno o solo
oblio.

Lo sai
da che l’ospite nuovo
ti si è scagliato contro
da guerriero.
Sulla sua spada
hai visto
che eri nuda
e l’isola
si è infranta. Il talamo
si è aperto
al divenire, alla fiducia.

Il fuoco
sposa l’ombra e l’ombra
non turba
più la luce
la spoglia dal miraggio:
connubio tra gli opposti
come l’erba
dalle radici nere
e il fiore bianco.

Il gusto si conosce
dall’assaggio
ma il mistero
soltanto dal suo interno.

A lui che ti ha svelata
hai dato in dono
la via verso la morte
e poi il ritorno.

da Ti slegherai le trecce, CoazinzolaPress, 2017

Il libro verrà presentato venerdì 27 ottobre alle ore 18 allo Studio Campo Boario, via del Campo Boario 4/a, Roma

venerdì 20 ottobre 2017

Mauro Ferrari

SOFFIONE

Sto
      dove il vento uccide all’improvviso:
una folata, e i giorni di paziente crescita
svaniscono ingloriosi; perché a milioni
popoliamo questo campo oltre il quale,
dicono voci ombrose, ossessionanti,
potrebbero a galassie attendere
la stessa fine.
                         Giungono in un polverìo
resti impossibili da decifrare, muti
alle domande su cosa sia quell’altra vita
e questa nostra fine che non ha ragione:
abbiamo colpa d’esser nati in questo vento
e non conoscere altro che radice e terra,
nutrire desideri, provare un fremito
se l’acquazzone porta fresco e nutrimento?
Chiediamo una ragione a terra ed acqua,
il nostro mondo; ed esigiamo una risposta.

da Vedere al buio, puntoacapo, 2017


mercoledì 18 ottobre 2017

Francesco Dalessandro

CALVARIO

Il mio calvario stanotte è cominciato
all’una e due precise: aperti gli occhi
ho letto le cifre della sveglia. Poi nel buio
ho incontrato il tuo volto. La mia mente
era piena del tuo corpo abbandonato
ma che subito sfuggente mi lasciava
immobile e solo, inchiodato a una croce
con un cerchio alla testa, una corona
d’immagini spinose di amore e di morte.

Quando alle sette e mezzo stamattina
ho guardato in giardino, l’erba umida
brillava, un merlo femmina, le piume
lucide, eleganti le movenze, s’è posato
silenzioso e fissandomi ha raccolto
le ali. Eri tu? Eri tu in quella forma
nuova venuta a consolarmi da una notte
trascorsa a morire crocifisso perché la 
tua pietà m’accogliesse stretto in grembo?

(inedita)

lunedì 16 ottobre 2017

Juan Ruiz

LA MIA MANO 

La mia mano salì, mentre il tuo sguardo
ne seguiva il lento volo, fino
all’ombra dei capelli, al silenzio
delle labbra, poi discesa nell’ansia
del seno più lenta si aprì la strada
per golfi e pianure, per l’umida palude
dove scese in suo aiuto la lingua
e il desiderio si sciolse in affanno.
Fosti cieca e pronta, ti apristi
al morso e all’assalto, ti piegasti
all’oscuro riverbero del fuoco
nel tuo sangue, fosti ansimo e febbre.
Così t’abbandonasti, né pudore
né ricordo, all’intimo spasimo che
appaga e cancella, esiliandolo, il dolore.


(inedita)

venerdì 13 ottobre 2017

Carlo Alberto Parmeggiani

PSEUDO SIMONIDE

Bruna rondinella messaggera
pòsati sui fianchi della bella
che ancora mi fa torto e non mi cura
e mentre all’alba dolce si risveglia
induci i passeri cantori
a sciogliere il gelo dal suo cuore.



da Ventotto frammenti (di anonimi lirici greci), inediti

mercoledì 11 ottobre 2017

Corrado Govoni

FANATICO DI CARNI FEMMINILI

Fanatico di carni femminili
percorsi bramoso tutto il mondo
da Parigi a Palermo
da Budapest a Roma
per saziare la mia più disperata
voglia di possedere
donne donne.
Davanti a quante nude palpitanti
m’inginocchiai singhiozzando
d’amore, le conobbi
fino allo spasimo fino al dolore.
Ma di nessuna mi appagai.
In tutte, in fondo al caldo nido
di musco d’oro o tenebroso
trovai la delusione acciambellata
come una serpe pronta a mordere
col dente velenoso.


da Govonilampi, a cura di Pietro Cimatti, Edizioni della cometa, 1981


lunedì 9 ottobre 2017

Raffaela Fazio


(per Juliette)

Quando stai nel mondo
così larghe sono le maglie
che tutto ha un posto:
perfino il vento dentro uno zampillo
dentro il pianto
                        il riso
e in pieno giorno
un applauso di luna.

Da Per ogni cosa incompiuta (2008)



venerdì 6 ottobre 2017

Juan Ruiz

QUANTA STRADA 

Quanta strada per giungere a un bacio!
Che disperata solitudine
prima di baciare
il tuo ventre di pioggia!
Tepori di fine estate benedirono
l’unione dei nostri fianchi.
Non era notte né mattino,
ma un’ora di silenzio quando
alle piccole coppe dei seni
dissetai la lunga sete, ebbe fine
l’errante questua. Di fianchi
e braccia, d’inguine
e labbra, di fiato e di febbre,
di tormento saziato fu l’unione.

(inedita)


mercoledì 4 ottobre 2017

Kenneth Rexroth

SU UN RISGUARDO DELLE RIME DI GASPARA STAMPA

                          Comprate alla Libreria Serenissima
di Venezia il 14 giugno 1949

Mentre la luce del Canaletto
e Guardi diventa la luce di
Turner e sulle cupole della Salute
comincia a far sera, io bevo
cioccolata e Vecchia Romagna,
pregiato brandy, sulla terrazza
del Café International,
e leggo queste pagine di fuoco,
vertiginose. Anche per voi, Signora,
fu un tormento l’amore
e non finì bene, nonostante
il costo terribile. Avvolto
nei sussurri serali di questa
quieta città dove il rumore
più forte è un suono di passi
umani, siedo solo con la mia vita.
La notte scorsa ho preso
una gondola, fin oltre la Giudecca,
dritto nel chiar di luna.
Al mio rientro i monaci
di San Giorgio Maggiore
cantavano il mattutino.
Mi chiedo se sia possibile
essere più soli che a Venezia
in gondola sotto la luna
piena di giugno, con le due metà
del cuore come sola compagnia.

Traduzione di Francesco Dalessandro

da The complete poems of Kenneth Rexroth, Copper Canyon Press 2003

lunedì 2 ottobre 2017

IL MADRIGALE

10 - Torquato Tasso

*

Già non son io contento
lunge da voi, che sete il mio tormento,
in così dolce modo
m’arde il pensier; ma s’egli a voi mi giunge
io mi rimiro ed odo
allora più vicin che son più lunge,
ed amo ed ardo e godo
più del mio foco se maggior il sento.

*
Lunge da voi, ben mio,
non ho vita né core e non son io.
Non sono, oimè!, non sono
quel ch’altra volta fui, ma un’ombra mesta,
un lagrimevol suono,
una voce dolente; e ciò mi resta
solo per vostro dono:
ma resta il male onde morir desio.

*

Siepe, che gli orti vaghi
e me da me dividi,
sì bella rosa in te giammai non vidi
com’è la donna mia
bella, amorosa e pia;
e mentr’io stendo sovra te la mano
la mi stringe pian piano.

*

Tacciono i boschi e i fiumi,
e ’l mar senza onda giace,
ne le spelonche i venti han tregua e pace,
e ne la notte bruna
alto silenzio fa la bianca luna:
e noi tegnamo ascose
le dolcezze amorose:
amor non parli o spiri,
sien muti i baci e muti i miei sospiri.