venerdì 30 giugno 2017

Carlo Alberto Parmeggiani

PSEUDO CALLINO

L’orda selvaggia dei Cimmèri,
avvolta da nebbie e fredde nubi,
già discende dal Nord e già disprezza
l’impalpabile mollezza che corrode
il nostro animo piccino.
Dal petto non sgorga più il coraggio
ma lamenti di cerva intimorita,
l’agiatezza di anni ha infiacchito
le membra che reggono alla sete
soltanto orci di vino che aumentano l’arsura
e la lucente Aurora altro non vedrà
che l’ora nostra del distacco dalla vita.


da Ventotto frammenti (di anonimi lirici greci), inediti

mercoledì 28 giugno 2017

Domenico Adriano

HO FATTO UNA PASSEGGIATA

«Ho fatto una passeggiata per vedere
le mie piante: i melograni verdissimi
e pieni di piccoli frutti, sulle viti
grappoli acerbi d’uva, le amarene
ancora sull’albero
già appassite. Ho incontrato
un albero di fichi
dal vecchissimo tronco così saldo
e forte che mi ha commosso».

«Questa è l’ora delle cicale»,
ti meravigli – è estate,
la stagione che ami; e io
per questa poesia antica
che mi doni, vorrei chiederti in sposa
ai tuoi genitori.
      
Roma, 9 luglio 2016


(inedita)

lunedì 26 giugno 2017

Juan Ruiz

TU SEI

La tua testa è un boschetto vivente
tutto pieno di foglie assonnate
è un regno di sovrana oscurità
la fronte ne è la luna i tuoi capelli
sono aceri in autunno le tue braccia
ricchi rami di mandorli fioriti
le tue mani la neve fragrante
le tue dita sono pioggia brezza
e salsedine marina il tuo respiro
i tuoi occhi sono timidi passeri
i tuoi seni due torniti alveari
sul giovane tronco del tuo corpo
le tue gambe due alberi di sogno
il loro frutto là in alto è cibo per l’amore.


(inedita)

venerdì 23 giugno 2017

Raffaela Fazio

ERO

«Tieni in vista
la fiamma
sulla torre».

Quella preghiera
è soffio che sovrasta
il muggito
le più nere creste.

Sette stadi
poca acqua
separa le due coste
eppure non ha fine
la distanza.

Vedetta
a chi ti affidi?
Al flutto al vento
maestri d’incostanza?

Lui venga presto!
Perché mai basta
la notte
alle sue braccia
per fendere le onde
del tuo corpo?

Perché esita a lungo?
Dove quei baci
disordinati
accumulati in fretta?

E se già stanco
prima dell’impresa
si fosse ormai arreso
a un altro letto?

Dicevi «Amare
è quello che mi resta».

Ma il dubbio
ti ha vinta.

La fiaccola
si è spenta.

da Ti slegherai le trecce, Coazinzola Press, 2017

mercoledì 21 giugno 2017

Edoardo Ferri

SEI LUCIDA FOGLIA

per Elena

Sei lucida foglia di magnolia
granello di sabbia in un libro
barbaglio di sole che scuote il buio;
sei goccia di pioggia nella nuvola
acqua rilucente fra i coralli
luce sopra la città che dorme;
sei polvere nell’inquietudine dell’aria
razzo acceso nell’incanto del cosmo
luna rossa nel pieno di un black out;

sei questo e tutti i mondi insieme
nello spazio aperto della mente
corpo prensile e segreto respiro.

(inedita)

lunedì 19 giugno 2017

Juan Ruiz

NON È LA GIOVENTÙ CHE POSSO OFFRIRTI

Non è la gioventù che posso offrirti
o la saggezza che vorrei –
ma, ultimo amore, raggiungimi
e i baci e le più dolci carezze
che le dita ti faranno non vadano perse
(su nessun’altra dopo te bruceranno
smarriti i polpastrelli) nel buio
discreto raggiungimi e nuda
a me stretta ricambia le carezze,
ricambia le parole che amandoti
e stringendoti all’orecchio e sulla gola
fremente sussurrerò, con i baci
delle tue giovani labbra appassionate.


(inedita)

venerdì 16 giugno 2017

Francesco Dalessandro

VITO SALUTA VITA
(18 giugno 2009)

                               a Daniela e Lidia
                               un ricordo di Vito un po’ alla sua maniera,
                               otto anni dopo


quella sera che Vito lasciò Vita
disse:
           questo è un addio
parto Vita m’avvio
                                  ma senza fretta
giù in strada che m’aspetta
pronta per la partenza
c’è già la diligenza
                                 per Potenza
e il cocchiere a cassetta
è smanioso e impaziente
non fa niente
                         se grida
                                        tanto senza
di me non parte certo
ce l’ha con me
                           perché
era il suo giorno libero,
voleva andare all’Opera
(anche se fa il cocchiere
pare che un tempo fosse
un basso di talento
e che nel Don Giovanni
cantasse Leporello)
                                    non è bello
mi dispiace lasciarti
mia Vita
                 mi ha sorpreso
sapere che stanotte
sarò
         (me l’ha spiegato
il cocchiere)
 l’unico passeggere
                                  viaggerò
tutta la notte solo
(ah non me ne consolo)
domani chissà mai
quante scale dovrò
fare all’arrivo
                         Vita ma prometto
che ti scrivo
                      ti mando da lassù
una bella poesia
d’amore però tu
                              mi penserai?
e che farai?
                     sospetto
che te ne cercherai
uno giovane e bello
un poeta prestante                                                            
più di me
                  un Don Giovanni   
benestante
                     (perché
ora mi guardi e fai
                                 quel sorrisetto?)
oppure troverai
                             un Leporello
imbroglioncello
e un po’ sfaticatello
però senza malanni
scherzo Vita t’ho amata
la mia poesia
                          è stata
un inno a te all’amore
condito d’ironia
                              e buonumore
vado via
                a malincuore
ma devo salutarti
perciò mia Vita addio
mi dispiace lasciarti
e andarmene
                        però te lo confesso
fra i denti
                   che mi tenta
questa nuova avventura
ma sta’ contenta
                               tu e sta’ sicura
che io non ti dimentico
tu sola tu
                  lo giuro
sei l’autentico    
                         amore della vita
che ho avuto
                       Vita mia
la scorta mi reclama
e non vuole aspettare
è impaziente d’andare
così sia
              sono pronto
senti? mi chiama
                                addio
addio un bacio forte
a te a tutti
                   m’inoltro nella notte
                           


(inedita)


mercoledì 14 giugno 2017

Corrado Govoni

GOVONILAMPI

*

la mia vita è un patire tutto in dentro,
sentire il vuoto amaro di me uomo
quando non sarò più questo sentire


*

la morte dalla vita ci distacca
con un poco di assenzio sui capezzoli
prima ancora di avere incominciato
a succhiar, così dolci, avidamente


*
                                      (a R.)

Io mi destai dal sonno più leggiero
d’un cimitero d’ali di farfalle
tra il doppio girasole dei tuoi seni
e sul viso la dolce sensazione
di due schiaffi di fragole rubate


da Govonilampi, a cura di Pietro Cimatti, Edizioni della cometa, 1981


lunedì 12 giugno 2017

Juan Ruiz

AMORE SA

Separato lontano dal tuo corpo
mente mani sorriso e sguardo a cosa
si riduce amore?
                              Amore è pensare
camminando alle tue braccia
quando si schiude (come rosa
nel fresco mattino) l’eterno pensiero
che mendica amore.
                                      Amore sa
amore solo comprende perché nascono
sogni da sguardi e fiamme da freschi
tesori d’innocenza o smarrimento
quando s’avvolge l’oscura marea
che mi cresce nel sangue al levarsi di
una luna stralunata e silente.
                                                      Misteri
d’amore che solo amore comprende.


(inedita)

venerdì 9 giugno 2017

Arturo Onofri

OGNI NOTTE NEL SONNO

Ogni notte, nel sonno, mi riporti,
Anima originaria, a quel momento
sublime, in cui dal regno dei tuoi morti
io discesi nel mio concepimento.

Risalgo a volo il tempo, i danni, i torti
della mia vita, fra un cercarti, ahi lento,
nel groviglio intricato di più sorti,
onde mi liberai, ma quanto a stento!

Così, nel sonno faticoso, io giungo
alla divina infanzia, ancora viva
nel mortal corso, che da lei prolungo.

E in quell’attimo eterno, entro l’arcano
del mio dormire, un uomo è in me che arriva
teco a rinascer fanciulletto umano.



mercoledì 7 giugno 2017

Francesco Dalessandro

DEDICA

                                   a D.A.

T’invidio i versi semplici –
più che semplici, chiari – che trovi
nel quotidiano vivere la vita;
e l’estro canoro t’invidio
dei fanelli, da cui m’esclude l’ansia; 
ma più ancora t’invidio lo stupore.

(inedita)

lunedì 5 giugno 2017

Juan Ruiz

FU IN QUELL’ORA IN QUELL’ISOLA NEL TEMPO

Fu in quell’ora in quell’isola nel tempo,
fu sentendo la tua vita
affidarsi alle mie mani e il tuo corpo
abbandonarsi contro il mio;
fu quando scostai dalla tua fronte
una ciocca di capelli e sorpresi
le dita a meravigliarsi di quel gesto;
fu tenendo il tuo viso contro il mio
e toccando con la fronte la tua fronte,
respirando il tuo respiro;
fu sentendo le tue mani cercarmi
e toccare il mio corpo con strana
imbarazzata confidenza; fu quando
i nostri volti s’incontrarono
e cercandosi – oh ma timide impaurite – 
le bocche si trovarono; fu allora
che ti riconobbi, che ti seppi mia,
a dispetto del tempo e di te stessa.  


(inedita)

venerdì 2 giugno 2017

IL MADRIGALE

6 - Giovanni Della Casa

Stolto mio core, ove sì lieto vai? –
A mio cibo soave. –
Ma tosto a me piangendo tornerai. –
Già non m’è il pianger grave. –
Dunque di duol ti pasci? –
Altr’esca Amor non have. –
Che fia dunque il digiun se ’l cibo è guai?

O falso empio signore,
che l’aspro tuo dolore
di gioia e di piacer circondi e fasci,
e lacrimoso cresci, e lieto nasci.