lunedì 29 febbraio 2016

Roberto Deidier

NOTTE, SI RIPETE NEL RITMO

Notte, si ripete nel ritmo
Pesante del respiro.
Dalla tenda filtra un raggio
Del riflettore lunare
E il cielo puntiforme arretra
Come un ultimo deserto da celare.
Questa lama ti cade sulla guancia,
Confine di un mondo spartito
Fra i tuoi profili. Dormi,
Insospettato Giano, ben altra luce
Mentre sogni incide l’alba
Sui tuoi brevi continenti perduti:
Non un solo desiderio è tradito
Dalle labbra un poco aperte, dove
Improvvisa si è nascosta la notte.

Da Solstizio, Mondadori, 2014


venerdì 26 febbraio 2016

David Pujante

VIAGGIATORE CON UN PICCOLO QUADRO

Ut pictura poesis

Rileggi la poesia
e l’accarezzi 
con piccoli ritocchi, 
minimi aggiustamenti; 
e che passino gli anni  
e tu tragga profitto
dalla piccola opera 
che è tua, sempre, nell’intimo, 
nel tuo viaggio per questa breve vita 
dall’arte lunga, 
mentre ti perfezioni nel piacere.

(Leonardo da Vinci)

(inedita)

mercoledì 24 febbraio 2016

Umberto Fiori

SOSTA

Il treno porta ritardo 
e non si muove, non parte.

Il treno non si vede quasi
ma è già chiaro, dall’altra parte,
come se tutta questa luce che viene
la facessero quattro case.


Da Poesie 1986 – 2014, Oscar Mondadori, 2014

lunedì 22 febbraio 2016

Camillo Fonte

MIA GHIANDAIA FELICE, LA MEMORIA

Mia ghiandaia felice, la memoria,
oggi, ancora una volta ti ritrova,
come sempre, in un’ansia eterna di partenza.

Rosea venne l’aurora
e cancellò le tenebre discrete,
luogo d’amore.

Senza voltarmi, ingrato,
come uccello di transito che il nido
d’una notte non cura, ti lasciavo.

Per troppa furia ti dimenticavo,
isola estrema, amore.
Ora per nuova furia ti ricordo.


(dal poema inedito Lisola)

venerdì 19 febbraio 2016

Valerio Magrelli

IO ABITO IL MIO CERVELLO

Io abito il mio cervello
come un tranquillo possidente le sue terre.
Per tutto il giorno il mio lavoro
è nel farle fruttare,
il mio frutto nel farle lavorare.
E prima di dormire
mi affaccio a guardarle
con il pudore dell’uomo
per la sua immagine.
Il mio cervello abita in me
come un tranquillo possidente le sue terre.

Da Ora serrata retinae, Feltrinelli, 1980

mercoledì 17 febbraio 2016

Pietro Tripodo

SOLITUDINE SCENDE O NELL’AUTUNNO

Solitudine scende o nell’autunno
vediamo gli anni della nostra vita
o splende inverno che il florido tempo
cancella, non dissimili da foglie
di platani siamo o dall’incedere
avvinto di quelle stagioni eguali
e anche così contro la riva frangono
once di tempo e sabbia le correnti.
In acque limpide i paterni sogni
ripercorro, nei mari perigliosi
che sempre l’uno nell’altro si versano
ora ch’è presto, barche variopinte
alla scogliera celeste degli anni
non sommessi alla giustizia del tempo.
Purpurei addii l’autunno distilla
come le ere la sabbia intempestiva
che svelta colma età d’uomo e sconfitte.

Da Altre Visioni, Donzelli Poesia, 2007

lunedì 15 febbraio 2016

Alberto Toni

SALIVA ANCORA AGILMENTE

Saliva ancora agilmente.
Per me d’antico pianto già si prefigurava,
abbandonato il miracolo del tempo,
di grado in grado lo sento muoversi
in me, l’incendiario della mente sembra
l’angelo del desiderio che ogni notte
al mio corpo parla. Ogni linea nel battito,
ogni ora senza più la pietà necessaria.
Infilava le strade della città nuova
e non chiedeva, l’occhio sempre
vigile e pronto al frutto già maturo.
Libero alla sua casa nel trasloco,
si farà vivo, dicono, al momento
opportuno.

Da Vivo così, Nomos Edizioni, 2014

venerdì 12 febbraio 2016

J. Rodolfo Wilcock

FINALE

Su questa lieve banda
disciolta al vento statico delle ore
incido la ghirlanda
di versi in tuo onore
che pur essendo seri
chiedono ancora agli occhi tuoi misteri.

Envoi:
Tu che mi hai meritato
per virtù di quel solo primo incontro
nonché della fiducia in me riposta,
oh sii fedele con la fedeltà
con cui l’inverno muta in primavera
e l’estate in autunno
quei lenti cicli di Alfa
Centauro che si muove un grado al giorno
come gli altri astri fissi, eternamente!


Da Poesie, Adelphi, 1980

mercoledì 10 febbraio 2016

Domenico Adriano

LEI, CHE PRIMA DELLA MIA

Lei, che prima della mia
nascita non era mai andata oltre
il suo viso, ricorda il giorno
che in visita a una sposa
amica, su un’anta d’armadio
si vide per la prima volta
intera nello specchio che cantava.

Da Dove Goethe seminò violette, Edizioni Il Labirinto, 2015



Dove Goethe seminò violette di Domenico Adriano si presenta oggi a cura de "Il leggio del mare", Centro culturale letterario e artistico, diretto da Anna Maria Vanalesti, presso lo Stabilimento balneare Venezia, Lungomare A. Vespucci 8, Ostia Lido, Roma.

lunedì 8 febbraio 2016

J. Rodolfo Wilcock

PREGHIERA AL CASO

«Possa tutto mutare e non mutarci;
che i nostri cambiamenti siano identici,
le nostre morti simultanee».

Dev’essere un dolore intollerabile
sentir cessare la felicità.

Da Poesie, Adelphi, 1980

venerdì 5 febbraio 2016

Mauro Ferrari

SPIOVE, E L’ARIA TORNA

Spiove, e l’aria torna
miracolosamente mite; ed escono
come da un limbo che ha ceduto
le generazioni dei convalescenti,
i graziati dall’ictus, le madri gravide
e le famiglie con le carrozzelle.
C’è qualcosa di beatifico in queste strade
percorse da una folla di malati
redivivi, giovani vite assorte
e madri serenamente preoccupate;
qualcosa che un cuore pagano
ricollega ad Apollo. Passeggiano
finché ancora è luce, l’occhio
cauto all’orologio ma assaporando
l’ora e il giorno, l’anno.
                                           Ma intanto
non sai dire se è più orrore
il lezzo decomposto che si innalza
dove hanno gettato i crisantemi
o quella macchia gialla che di foglie
strana intacca la corteccia a mezza altezza
e che colpisce l’occhio con la sua pretesa
vita, un crescere improbabile
in un novembre che raggela:
l’orrore alieno di sentire vita
inaspettata e inopportuna
come ali nella stanza o un tocco
viscido di scaglie argentee, fredde.
Al fondo delle cose ci si aspetta
morte e fango inerte,
al più il lavoro muto delle larve
per il giubileo del tempo;
ci si aspetta che lasciato
ogni fardello e terra nota
per le terre inesplorate
cessino i presagi ed il timore
di una mano sulla spalla
e di una voce (“Svelati, chi sei?”)
che schianti il sonno —
il giusto della carne è il grigio sterile,
non un verminare che gorgoglia minaccioso.
Nulla di tutt0 questo ci si attende,
meno che mai il capo alzato dall’avello,
la parola persistente
di chi sai già morto: al fondo
delle c0se si vorrebbe
la pace di fondale dei naufragi,
quahno si calano le batisfere
e tutt0 è comme il faut:
quell’acqua fredda da Spitzbergen
che protegge, niente squali
a pascersi dei corpi né alghe
a celare infide, chi sa?, rinascite:
un freddo marmo liquido.
E invece crescono le foglie, i funghi
premeranno, sai, la neve, e il rosso acuto
dei cachi improbabili sui rami senza foglie
ci stordisce. Gli anziani che passeggiano
sul viale a mezzo pomeriggio
sono un enigma irrisolvibile.

Da Il libro del male e del bene. Poesie 1990-2006, Puntoacapo, 2016




mercoledì 3 febbraio 2016

Francesco Petrarca

VAGO AUGELLETTO CHE CANTANDO VAI

Vago augelletto che cantando vai
o ver piangendo il tuo tempo passato
vedendoti la notte e ’l verno a lato
e ’l dì dopo le spalle e i mesi gai,

se come i tuoi gravosi affanni sai
così sapessi il mio simile stato
verresti in grembo a questo sconsolato
a partir seco i dolorosi guai.

I’ non so se le parti sarian pari,
ché quella cui tu piangi è forse in vita,
di ch’a me Morte e ’l ciel son tanto avari;

ma la stagion e l’ora men gradita
col membrar de’ dolci anni e de li amari
a parlar teco con pietà m’invita.

lunedì 1 febbraio 2016

Aleksandr Blok

I DODICI

2.

Il vento soffia a mulinello,
marciano dodici in drappello.

Le carabine sulle spalle:
intorno fiamme rosse e gialle.

I berrettacci son da ladri,
suol dorso c’è l’asso di quadri!

                     Olà, senza croce
             è la libertà!

                    Tra-ta-tà!

Fa freddo, compagni, fa freddo!

« Sai, Nane e Cate sono insieme... »
« Lei nelle calze i soldi tiene! »

« Lui pure è ricco sfondato... »
« Era dei nostri ed è soldato! »

« O Nane, orsù, figlio di cani,
        provati: baciale le mani! »
     
                   Senza croce, olà,
        è la libertà!
        Nane e Cate insieme stanno:
        dimmi un po’ che mai faranno...

                   Tra-ta-tà!

Intorno fiamme rosse e gialle:
le carabine sulle spalle...

Tenete il passo rivoluzionario!
Non sonnecchia, no, l’avversario!

Su, compagno, non essere vile!
Contro la Russia punta il fucile –

                 contro la Santa Russia,
                 contro la sua putredine,
        contro la sua pinguedine!

Senza croce, olà!

Traduzione di Renato Poggioli

da I dodici, Einaudi, 1965