lunedì 27 aprile 2015

Jaime Gil de Biedma

NEL NOME D’OGGI    

Nel nome d’oggi, giorno ventisei
dell’aprile del mille novecento
cinquantanove, domenica
di nuvole col sole, alle tre –
come dispone il tempo – 
del pomeriggio nel quale do inizio
all’esercizio sul primo pronome 
del singolare indicativo,

come pure nel nome dell’uccello,
della schiuma del mandorlo,
ed infine del mondo che abitiamo,
vi dico cosa intendo.
Prima di andare avanti
voglio da questa pagina
dare un saluto ai miei genitori
che non mi leggeranno.

A te, che ora non nomino,
amore mio – e adesso sono serio –,
a te, sole dei giorni
e delle notti, premio 
meraviglioso della vita,
di tutta la mia vita, cosa posso
dire, e che cosa vuoi
che scriva sulla porta dei miei versi? 

Ed infine agli amici,
ai compagni di viaggio,
e soprattutti loro
a voi, Carlos, Ángel,
Alfonso e Pepe, Gabriel
e Gabriel, Pepe (Caballero)
e a Miguel, mio nipote,
a Joseaugustín e a Blas de Otero,

a voi, voi peccatori
come me, vergognoso
delle botte non ricevute,
signorini per nascita,
per cattiva coscienza
scrittori di poesia
sociale, anche un ricordo
dedico, e a chi mi segue in generale.

Traduzione di Francesco Dalessandro

da Antología poetíca, Alianza Editorial, 1981



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