mercoledì 8 luglio 2015

Luigi Amendola

L’ACQUEDOTTO FELICE


I

Girano case e alberi 
in questa periferia d’aprile, 
persone e fontane girano 
(giostra per spazi e immagini) 
con la fragranza degli aromi. 
Gli uccelli in volo 
sopra queste nuvole 
gorgheggiano rugiada e anice. 


II

Il passero, il merlo, l’avocetta, 
il trillo riconoscibile nell’aria 
e nelle stanze del platano 
per il piacere mio 
di stupire e svelare (svegliare) 
il bambino assopito 
nell’abitudine formale. 


III

Bambini in rincorsa 
sui cicli abbandonati 
da coetanei scontenti 
pedalano costeggiando le mura. 
A casa, con le grida 
dei vicoli inquieti, 
i resti di giornate luminose. 


IV

Ai panni stesi, alla fontana, 
agli orti allineati lungo la ferrovia 
aggiusta il tiro questo clima. 
La Primavera viaggia 
dalle viscere della terra 
fino all’occhio di Dio 
che da un foro del cielo 
acceca l’acquedotto. 


V

Fascinoso il vento 
che spazza il sentiero 
— polvere e foglie in valzer — 
rincorre cartacce ed echi 
di questo quadro immobile 
che si perde 
sul confine del giorno. 


VI 

La linea bianca di un jet 
è apparsa nel cielo, 
lunga orma, segno di vita 
come la scia delle testuggini, 
sulla sabbia delle Galapagos, 
dalla terraferma all’oceano. 


VII

Il muschio tra le crepe del muro 
insidia l’acquedotto 
cupo sullo sfondo tenue 
di un cielo marzoaprile. 
Ma ride l’acquedotto felice.


Da Acquedotto Felice (raccolta inedita)

1 commento:

  1. un emozione malinconica insegue i colori e la sfumature sulle foto di un viaggio dentro la propria vita, dentro quelle memorie che danno linfa vitale al poeta.
    Un emozione che trapassa il mezzo giungendo con tutta la sua energia al lettore.
    Cari saluti
    Francesco

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