venerdì 10 giugno 2016

Paolo Ruffilli

DELL’ARIA



Serena e chiara
aperta a oriente
e non corrotta
da nebbie e da vapori
di stagni e fossi,
e non seccata
da polveri e da fumi.

Pura e temperata
non torbida e infetta
frizzante nel sangue
e nella testa.
E, se è offuscato e
grave il corpo, acqua
fresca e aceto, in casa.

Erbe, semi, fiori
e rami sparsi
nelle stanze: cime
di rovi, foglie
di lattuga, canna
essiccata mischiata
a petali di rose.

Col caldo, scorze di
cedri e di limoni,
menta e mele in giro.
E, quando è freddo,
decotto di salvia
bacche di ginepro
alloro e rosmarino.

Notti odorose di
pino, nell’estate.
E imposte non serrate:
che un filo d’aquilone
soffi l’alchermes
della tazza fuori dal
balcone, all’alba.

Nella stanza piegata
a settentrione.
E, d’inverno, intorno
acqua di melissa
aceto e rosmarino
nella casa alta
e volta a mezzogiorno.

Pelli di volpe
e lane fitte,
lenzuoli di cotone
sciacquati nella cenere
e panni avvolti
in fiori di lavanda
e zafferano.

Tela di lino sotto
alle coperte, canfora
e cera, nelle mezze
stagioni e
fuoco di larice
per intenerire umori
e sciogliere pollini.

Acqua di rose,
nei vasi, e gocce
di laudano,
un pomo sempre
sopra al comodino,
una carruba e
una castagna in tasca.

da Natura morta, Nino Aragno Editore, 2012

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