SCORAGGIAVANO LA NOIA
Scoraggiavano la noia in quel passaggio di tempo artefatto - arrese le spalle di agosto all'afa, un poco respinta dalle persiane accostate. In penombra corpi e pensieri - nudi entrambi come le voci di bambini che salivano dal cortile e d'aria fresca riempivano la stanza. E loro lì ad aspettare, a sperare nell'abbraccio leggero di chi crede nell'attimo e nell'attimo adagia il suo domani. Sciolte sotto la lingua le parole, a poco a poco, si dissolvevano naufraghe com'erano, aggrappate a relitti di passate pronunce. Davanti alla loro fallita bellezza, l'intimità occhieggiava esclusa, né l'invitarono a entrare convinti bastasse quell'abbraccio. Scarna, dal soffitto, la lampadina era l'occhio delle cose e lo specchio macchiato dall'incostanza li guardava li guardava perplesso; la libreria di profilo ostentava indifferenza; l'armadio, piccolo, ma severo sospirava. La camicia azzurra di lui impaziente e languida abbracciata alla sedia; il vestito nero di lei malinconico e fiero adagiato sul tavolo accanto ai libri; le scarpe quiete sul pavimento; la foto audace di Helmut Newton sul retro della porta. E lei nel letto tra lui e la parete, cercava di smentire la sua fede diluendola col fiato del dubbio poiché sentiva che la profondità che lui cercava era oltre la moltitudine che lui soltanto sfiorava.
da Corpo di fondo, peQuod, 2024
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