mercoledì 6 marzo 2013

Giancarlo Pontiggia


LEGGEVO, UN GIORNO, LE API DEL RUCELLAI

Leggevo, un giorno, Le api del Rucellai.
Era luglio, e il sole
folgorava, ruvido, tra le ombre.
Leggevo: «Queste
pensose, e timide del verno,
divinatrici degli orribil tempi,
si dan tutta la state alle fatiche, riponendo
in comune i loro acquisti,
per goder quelli, e sostentarsi
il verno». Versi dolci, pensavo, e quieta-
mente sussurranti, mentre il giorno
solitario ruotava, e con esso il pomeriggio.
Volavano le ore. Anch’io, pensavo,
disporrò, in versi d’oro,
sereno e miele e bel tranquillo e vento
e pensieri più che odorosi, azzurri avverbi
trasparenti come lino, e un cesto, assolato,
di nomi. Le fronde, intanto, indolente-
mente si agitavano

nella sera di luglio.


Da Bosco del tempo, Guanda, 2005

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