mercoledì 20 marzo 2013

Percy Bysshe Shelley


LA DOMANDA

Sognai che vagavo senza meta e d’improvviso 
il nudo inverno diventava primavera,
profumi delicati deviarono i miei passi, 
misti a un murmure d’acqua che scorreva
lungo le balze erbose di un argine disteso
in una macchia e che là, senza osare
gettarle al collo le sue verdi braccia,                          
baciava la corrente fuggendo, come in sogno.     

Là crescevano fiori screziati, anemoni, viole,
margherite, i perlacei Arturi della terra, 
fiore costellato che non tramonta; primule delicate 
e tenere campanule (la zolla tremò appena, 
quando nacquero), e il fiore alto che bagna
il viso della madre, come un bimbo lieto 
e intenerito, con le lacrime raccolte dal cielo,
alla fievole voce del vento, compagno di giochi.              

Al caldo d’una siepe crescevano rigogliose 
la rosa canina e la verde vitalba, il mughetto 
lunare, ciliegi in fiore, bianche coppe 
di lucida rugiada, vino ancora non scolato 
dal giorno; le rose selvatiche, l’edera sinuosa 
con le foglie e gli scuri rampolli vagabondi;
e fiori azzurri e neri e striati d’oro, più belli
di quanti ne vedano occhi al risveglio.

Più vicino alla sponda tremante del fiume
iris purpurei crescevano adorni di bianco,
e stellati boccioli fluviali, in mezzo al falasco; 
galleggianti sull’acqua brillavano grandi ninfee,
illuminavano la quercia che sporgeva sulla siepe
col chiarore lunare di raggi di liquida luce;
e giunchi, e canne d’un verde tanto profondo 
che l’occhio abbagliato leniva col sobrio lucore.

Immaginai che quei fiori visionari
li legavo in un mazzo, accostando varietà
diverse degli stessi colori (che sotto quel riparo
naturale crescevano misti fra loro), 
e li tenevo, imprigionati figli delle ore,
stretti nella mano – poi, esultante e lieto,
mi affrettavo a quel luogo da dove ero partito
e avrei potuto farne dono. – Oh, a chi?  


Traduzione di Francesco Dalessandro


La poesia è stata tradotta in occasione della mostra Visionary Flowers di Nancy Watkins che si tiene presso la Keats-Shelley House di Roma fino al 6 aprile prossimo. Le opere, e insieme la loro speciale tecnica, che fa scaturire la luce dal nero dell'inchiostro, trovano una naturale corrispondenza con questa poesia di Shelley, che evoca il passaggio dalle ombre dell'inverno al fulgore della primavera. 
Oggi, 20 marzo, equinozio di primavera, presso la KSH si terrà una lettura speciale di versi, durante la quale verrà letta anche la presente traduzione.  
Per informazione sulla lettura: Keats-Shelley House / Variazioni sul tema dei fiori



2 commenti:

  1. Questo finissimo e arioso componimento nella mirabile traduzione di Francesco Dalessandro ci fa toccare con mano la misura visionaria e cosmica che c'è in Shelley il quale, nel grande abbraccio floreale, trova una musica, una dolcezza cantabile sostenuta da un vigoroso movimento di pensiero.

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    1. Grazie a Rosa e a coloro che erano oggi alla KSH ad ascoltare.

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