lunedì 23 dicembre 2013

Francesco Paolo Memmo

LA NEVE   
                 

                Il primo rilievo è già
                 quasi una persecuzione.
                                (F. Cordelli)

E poi giunse finalmente la neve ma a dicembre
(era assurdo pretendere il contrario)
neppure a Roma del resto ma fuori com’è logico
in campagna: un’enorme distesa: e tuttavia
non bianca (l’attesa ha sempre un margine di errore:
eppure doveva essere bianca così la ricordavo
affacciato al balcone: io che ho della memoria
– diciamo la parola – un culto)

Ma non è poi questione di colore – certo – 
non è neppure questione di neve (di natura
semmai natura essendo anche lo sbaglio di natura)
conta però che intanto sia caduta che il cielo
si sia aperto: ed ora infatti è terso come
non mai in questi giorni – che sia cessata l’attesa
rientrato l’allarme

Si è ripetuto insomma è stato bello ne sono stato
aggredito posso pensare ad altro: a quello che non
c'è

Dove si vede che la neve è un segno 
– meglio un segnale: e che rimanda
ad altro. Simile in questo ad altri
anche opposti segnali. Che può essere
la vita o il suo contrario. Come l’albero
e l’acqua. Un destino se vuoi. Che tarda
a venire: per sua intrinseca ironia
Di questo passo è certo che persino
la morte non sarà casuale: quando verrà
se verrà se già non è venuta (potremmo
non essercene accorti?): un piccolo fatto
di ogni giorno un gesto: il più banale possibile

Potrebbe essere anche un gioco o peggio
– un  bluff – lo  dico vedi per metterti in guardia
(si comincia a giocare sempre giunti al colmo
della disperazione) sia la morte o la neve
siano i passi segnati sulla neve: indizi
di persone che poco fa sicuramente c’erano:
si saranno nascoste? hanno paura di me? o forse
sono tracce di animali? l’inizio di una pista?
o un tranello?

Dove si vede che la neve è un segno distorto
neppure infine una spia quando che sia scomparsa
svaporata: al di qua di ogni scarto dialettico
(seppure bianca per caso: come ancora infatti
la ricordo affacciato al balcone della mia vecchia
casa) precaria come un sogno: un segnare spezzato:

lo sapevo:

non c’è nulla che duri tutto l’anno: la neve
il piccolo pesce nell’acquario l’attesa il raffreddore
per quanto tutti ostinati e refrattari: niente

Benché fosse soltanto della neve che volevo
parlare. Di questa enorme distesa.


Da Le precipue funzioni, Quaderni di Messapo, 1980

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