venerdì 18 aprile 2014

David Pujante

VARIAZIONI GOLDBERG


Al vecchio conte Keiserling,
conte ora dell’insonnia (sua unica dimora),
combattente sconfitto dal quotidiano scontro con la vita,
solo le delicate e forti mani del giovane Gottlieb Goldberg
potevano sventare gli incubi feroci
di tante ansie sprecate,
e di tante ingiustizie e tanti tradimenti
che gli offuscano lo sguardo.

Il giovane, che si addormenta presto, infantilmente,
s’alza dal letto rapido come schiavo affettuoso
le volte che il buon conte
invano prova a conciliarsi il sonno.
Con voce ferma, alta ed insistente chiama 
il suo volenteroso dolce clavicembalista,
che abbandona a fatica la pozza dei suoi sogni
d’ingenua e speranzosa gioventù,
gli occhi cisposi, le palpebre incollate,
disposto al suo dovere.

Il ragazzo virtuoso s’accosta alla tastiera
e aspetta i nuovi ordini 
precisi, sempre uguali:
“Suona le variazioni, ragazzo”. E mentre attacca
la musica del genio,
la luminosa musica di Bach,
rannicchiato in un angolo della sua stanza, il conte  
dimentica la vita,
mentre il giovane Goldberg,
con la sempre precisa, brillante esecuzione,
si schiarisce la faccia ed il ricordo,
quel ricordo sicuro
e bello per la storia della musica:
l’omaggio al Maestro del vecchio ambasciatore,
il Conte addormentato
da queste salutari variazioni,
cento luigi d’oro in una coppa d’oro
per queste variazioni impagabili di Bach,
lenitivo perfetto per l’imperfetta vita.

Traduzione di Francesco Dalessandro

da Animales despiertos, Editorial Renacimiento, 2013

2 commenti:

  1. Fa sempre piacere leggere poesie che t'insegnano o ti spronano a ricercare ed imparare qualchecosa, invece di quelle innumerevoli che esprimono soltanto l'inesauribile narcisismo della feccia, assuefatta dal cattivo odore dei pelucchi nel proprio ombelico.

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  2. Sarebbe interessante conoscere il nome di qualcuno della "feccia" narcisistica, no?

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