lunedì 14 luglio 2014

Ana Blandiana

IL DONO

Tragico è per me il dono, come nelle antiche condanne.
Chi tra i miei avi peccò e io ne porto – con il lauro – la colpa?
Tutto ciò che tocco si trasforma in parole
come nella leggenda di re Mida.

E sono simile al re morto per la maledizione
di trasformare con la mano ogni cosa in oro
e morire di fame perché il pane indurito nell’oro
non può più mangiare, né rodere l'acqua.

Il cielo non posso più guardarlo – s’annuvola di parole,
come addentare le mele impacchettate nei colori?
Anche l’amore, se lo tocco, prende forma di frase,
povera me, povera chi con lode è condannata.

Povera me, povera, gli alberi non scuotono via foglie,
solo parole cadono in autunno vecchie e gialle,
gli alti monti li amano, ma vacillano i monti
sotto il peso di sovrapposti suoni conflagranti.

Vorrei adunare le parole in un solo mucchio
e incendiarle, vorrei spogliarne il mondo,
ma si screpolerebbe il corpo del mondo come
il bel principe della favola dalla pelle di porco.

E con esse arderebbe anche il mondo incollato
alle parole, dall’interno, come in un album...
Non so io staccarlo o staccarlo non si può
il mondo dal mondo delle parole mie di oggi?

Traduzione di Biancamaria Frabotta e Bruno Mazzoni

Da Un tempo gli alberi avevano occhi, Donzelli Poesia, 2004

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