lunedì 15 settembre 2014

Edo Ferri

LASZLO

Non ricordo più il tuo volto Laszlo
ma rivedo i tuoi palloni tesi
il tuo passo magiaro
le gambe in guerra con il terreno
lo sguardo verso la linea di fondo
confine al tuo fremere
su chilometri di fasce
strade d’erba verso il sole
unico amico dei cieli romani
con il pensiero a Budapest
ai palloni di stracci in cui già cercavi
il giro perfetto del cross
l’inclinatura magica della caviglia
enigma impenetrabile
come la tua negazione del gol
il fermo desiderio di non aggiungere
altra tristezza negli occhi dei portieri.

Non esultavi mai Laszlo
il gol era fine di un racconto
definizione di una regola
per un atto anarchico
come il correre
il calciare con estro
mentre il corso degli anni
iscriveva il senso del dovere
nelle parole e le dita dei tuoi piedi.

Oggi segni come gli altri Laszlo
canti i tuoi gol ad una curva immaginaria
ma sai ancora tornare col pensiero
a quegli attimi luminosi interminabili
come ad un verso mai dimenticato
che attraversa il tempo incide i giorni
malgrado tutto sia abitudine
e nessuno sappia più dare valore
all’inutilità di un cross.

Da Linea di fondo, raccolta di prossima pubblicazione presso le Edizioni Il Labirinto

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