mercoledì 20 maggio 2015

Emily Dickinson

VA’ DA LUI, LETTERA BEATA!

Va’ da lui, lettera beata!
Digli – della pagina che non ho scritto,
digli – che ho messo solo la sintassi
e lasciato fuori verbo e pronome – 
digli solo che le dita correvano – 
poi – avanzavano – piano – piano – 
e che desideravi occhi nelle tue pagine – 
per vedere chi le frenava.

Digli – che era uno scrittore inesperto – 
e della sua fatica con le parole:
che avvertivi il corsetto ansimare
senza forza come un bambino.
Avevi pietà del suo affanno
e non osasti indagare:
per non far soccombere il cuore
e lasciare me e te – mute.

La notte era finita prima di noi,
il vecchio orologio nitriva “giorno”!
Tu eri così assonnata – 
ma lo imploravi che concludesse.
Chi gli impedì di parlare?
Digli solo che ti sigillò con cura – 
ma dove ti nascose fino al giorno dopo?
lettera beata, fai la ritrosa – 
e scrolla la testa.

Traduzione di Nadia Campana

da Le stanze d’alabastro, Universale Economica Feltrinelli, 1982


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