venerdì 26 giugno 2015

Gino Scartaghiande

IL NOME

III

Or ti riman, lettor, sovra ’l tuo banco,
dietro pensando a ciò che si preliba,
s’esser vuoi lieto assai prima che stanco.

Messo t’ho innanzi: omai per te ti ciba;
ché a sé torce tutta la mia cura
quella materia ond’io son fatto scriba.*

Il bosco trasfigura tra le mille aureole
del sole cristallino. Noi non siamo mai
stati così leggeri; il fresco degli alberi
è una culla di riposante bellezza. Il cielo
non è per niente lontano. Per arrivare qui
non abbiamo percorso strade, ci siamo solo
affacciati da un balcone luminoso come per
una sospensione d’aria.

* Dante, Par., 10, 22-27


Da Oggetto e circostanza (Poesie 1974-1999) (antologia inedita)

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