ALBERI, ANNI
Alberi degli anni,
come state?
La prima ed ultima
volta, ora
so che solo il
pianto vi irrora,
e che siete fatti
di legno
perché il fuoco si
accenda meglio,
perché i nostri
occhi nebbiosi
vi guardino come
bruciate,
alberi, alberi
annosi!
In voi si
rifugiavano fiere,
la gioia in voi mi
ha negato
un domatore
spietato,
tra voi s’è perso
ogni mio avere,
da voi viene
l’acqua sorgiva,
da voi l’alba che
il giorno avviva,
dentro voi il sole
in tramonti sereni,
alberi, anni, di
ruggine pieni!
Ah potessi un
momento ancora
fissare il cielo
dell’aurora,
che comincia a
rosseggiare,
e che si celebri
il festino,
la libertà mi
versi il suo vino,
e il tarlo di un
letto non danni
quel che ho
tentato di salvare
per ventidue anni!
Traduzione di Giovanni Giudici e Vladimír
Mikeš
da La cosa chiamata poesia, Einaudi, 1969
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