lunedì 31 marzo 2025

Marco Caporali

 

IL PONTE DEI VENTI


Se assecondi le cose che accadono
la vita non ti esclude
e si ritrae il timore dell’inaspettato.
L’aria che circola fuori le mura
ti stana e libera dall’abituale assedio
e ti fai tramite di storie d’altri
che insieme passano quel valico per compiersi.

Da Alla fine del solco, Empiria, 2007

venerdì 28 marzo 2025

Luca Canali

 INTERNO FAMIGLIARE


La domenica era trascorsa uggiosa, con la voce dell'amico

opaca e svogliata al telefono,e il silenzio di mia moglie

che lasciava cadere le mie timide offerte di colloquio

come fa la donna del luna-park con i bersagli sbagliati.

Avevo provato con il lavoro, ma il sermo familiaris

delle Epistulae di Cicerone, desueto a un traduttore di testi

aulici e il colore sgradevole della cartella che le conteneva in fotocopia,

avevano sbalzato il pensiero alle bandiere innalzate

anno dopo anno sui cantieri dei palazzi ultimati

e ora angosciosi anch'essi, semideserti per la festa

nel crepuscolo di gennaio che zittiva i bambini e gli uccelli.


Ma ecco riportava una folata di vita, riaccendeva la fiamma

degli affetti familiari sopiti la figlia che vive i suoi otto

anni con la diafana serenità di un angelo della luce

in tempi come questi di angeli delle tenebre e di gnomi.

Ha voluto per commento al suo pasto che le narrassi una storia di Ulisse,

e più tardi, entrando fra le coperte, mi ha chiesto notizie delle meduse:

non sapeva che fossero animali, ho aggiunto che ustionano

con il velo lattiginoso la mano protesa a ghermirle;

allora ha chiosato con un errore che l'assembrava a un fraticello dei Fioretti:

"Gesù ha dato ad ognuno la sua difensione".


mercoledì 26 marzo 2025

Luca Canali

 DEPRESSIONE

 

Scenderei lentamente come un pitocco per via Gregorio VII,

percorrerei il tunnel Cavalleggeri che sbocca sul Lungotevere,

scenderei le scalette intrise d’urina fino sul greto,

aspetterei che si esaurisca l’effetto tranquillante del farmaco,

poi mi lascerei rotolare nel fiume come per un lungo sonno,

perché mia moglie stasera mi ha detto che è stanca del mio male,

e ogni giorno le importa meno, sempre meno di tutto,

anche di sé, anche della bambina, e se esco

dal guscio della malattia le sembro una larva, un sopravvissuto.

Anch’io sono terribilmente stanco del mio male,

ma non di mia moglie e della nostra creatura innocente.

Questa è la situazione in cui un padre stermina la famiglia

e si uccide. Ma io no, voglio rendere testimonianza,

voglio vivere forse perché sono un vile,

o perché non sono abbastanza malato e credo di potere

continuare la lotta contro il male, per me e per la mia

piccola famiglia e la figlia che nulla sospetta

e mi dice ammirata: «papà quante cose sai dei leoni».

Perciò non scendo per via Gregorio VII come un pitocco

verso il fiume, e fisso gli occhi nelle finestre

illuminate occhidolenti della clinica dove si muore per neoplasia

anche nelle notti di Natale disperate come questa.

 

Da La deriva, Rizzoli, 1979


lunedì 24 marzo 2025

Nicola Bultrini

 

IL QUINDICESIMO RECINTO

 

Il quindicesimo recinto

è il più trascurato al cimitero lagunare.

Iscrizioni illeggibili

marmi piegati tra zolle

alcune pietre in pezzi, urne sfondate.

 

Ti aspetteresti di vedere

le ossa sparse, invece

nell’incuria

ogni cosa mantiene

un ordine elementare.

 

Un cespuglio floreale copre

la lapide bianca di Brodsky

su cui poggia

un panama sgualcito.

Una rosa appassisce

davanti al nome Pound.

 

Il resto del cimitero monumentale

è ben curato. I pini

seguono i viali con le loro ombre

le tombe stanno in ordinata disciplina.

 

Il tempo è se le cose si consumano

la poesia è un resistere audace.

 

 

Da La specie dominante, Nino Aragno Editore, 2014

venerdì 21 marzo 2025

Gesualdo Bufalino

 BAGATTELLA ALL'ANTICA


Degli alberi e dei fiori

mi son scordato i nomi,

come un bambino vizioso

divento rosso per nulla.


Allora m'incammino

nel sonnambulo sole,

bevo una birra all'ombra

delle pergole brune.


Chi mi scava una tana

per salvarmi da me,

chi mi spiega la vita

e le sue risa strane?


da L'amaro miele, Einaudi, 1982

mercoledì 19 marzo 2025

Gesualdo Bufalino

 LA SOSTA



Con un gelato davanti
e la morte dentro la mente
seduto a un bar di Piazza Marina,
guardo due mosche amarsi sulla mia mano,
come colpi di batticuore
odo martelli battere sulle rotaie,
mi chiedo perché vivo,
che grido o che caduta m’aspetta dietro l’angolo,
rammento un altro sole rovente come questo
sulla mia testa rasa di soldato,
un’altra attesa, un’altra fuga, un’altra tana.
Ora pago, mi alzo, questo giorno è sbagliato,
questo e gli altri di prima, sono un uomo infelice.


Da L’amaro miele, Einaudi, 1982

lunedì 17 marzo 2025

Tiziano Broggiato

MI VENGONO INCONTRO

 

Mi vengono incontro come ombre,

come figure di un ordine sospeso

tra la nebbia spessa

di questa vigilia di Natale,

passanti solo a me visibili,

sagome che sembrano uscite dai cancelli

del breve interregno.

 

È sera di commiati questa,

e l’odore dei fuochi invernali

ravviva l’intimo rammarico

per un’altra stagione dissipata

e spergiura.

 

Viale Eretenio, forse

(ma non ha importanza):

qui aspettiamo che ci liberi

oil coro degli uccelli a mezzanotte.

 

Da Città alla fine del mondo, Jaca Book, 2013

venerdì 14 marzo 2025

Tiziano Broggiato

 

 ULTIMO RENDEZ VOUS A PESCHIERA DEL GARDA

 

Dopo la pioggia notturna, nessuna stella errante

si è materializzata per annunciare che la parabola

del figliol prodigo si è compiuta solo a metà.

 

Sulla tranquilla superficie del lago, chiare vele

sono spalmate come un disordinato gregge di

faccianera sulle ruvide terre alte scozzesi.

 

Io, sovrano di nulla, custode del tempo ostinato

che rende accettabile perfino la mortale incantatrice,

aspergo di acqua piovana questa solitudine

chiamata coscienza.

 

Alle calcagna mi segue il rombo della città,

scontrosa, volubile. E provata, assolvibile

per la fulva corrente gonfia di scisti che per giorni

la sommerse fino ai fianchi.

 

Ora, rigenerate, emergono dalle profondità

le persone della mia vita. Su tutte la figura

di mio padre: con mani guantate regge

una lampada antivento in alto, sopra la testa.

 

Nel suo sguardo, a ritroso, la sfumatura di un sorriso.

Il più atteso benvenuto di tutta la mia esistenza.

 

da Sorvoli, Luigi Pellegrini Editore, 2023

mercoledì 12 marzo 2025

Silvia Bre

 

AVEVAMO PENSATO BASTASSE ESSERE VIVI

 

                                         William Turner, La nave negriera

 

Avevamo pensato bastasse essere vivi

alta tra le mani mulinanti l’ambizione incendiaria

pensavamo che quel nuotare vivi bastasse

a entrare nelle menti, essere visti

nero fiore dell’acqua nella notte, nello sciame di onde,

orde, eserciti di mare contro paia d’occhi pronti

a sparire, entrare a corpo morto nel nero delle menti

di bianco solo il bianco dell’occhio. Nessuno mai

riposa in pace sul fondo di menti senza pace

il vostro eterno il nostro

la perla dell’occhio svuotato dai pesci

cinque metri più sotto.

 

Da Le campane, Einaudi, 2022

lunedì 10 marzo 2025

Silvia Bre

 

 IN QUESTO SONNO RACCOLGO LA MIA POLVERE

 

In questo sonno raccolgo la mia polvere

se la mano distesa ancora manca

di franare nell'unica quiete

e la parola innata non significa

ma scendo sempre ancora

nel quieto darsi a lei del mio pensare,

mentre dormo la vita ancora sogno

la quiete che mi accerchia e sta sospesa

 

da Le campane, Einaudi, 2022

venerdì 7 marzo 2025

Silvia Bre

È DA LONTANO CHE VIENE

 

 

È da lontano che viene, e non per noi

 

arriva e fa pensare che fosse qui

da prima

e prima di muovere commuove

mentre sembra che cada

come accade a noi

stessa voglia di spazi, stesso firmamento

da rinchiudere perché stia vicina

perché sia imprendibile.

 

È l’origine. Noi

ci industriamo, ma siamo senza voce

verso lei,

senza più armi

come le stelle contro il loro buio

in pace

dentro una differenza che uguaglia

 

la parte per il nulla.

 

 

Da Le campane, Einaudi, 2022

 


mercoledì 5 marzo 2025

Silvia Bre

 

SE IL NOSTRO LUOGO È DOVE

 

Se il nostro luogo è dove

il silenzioso guardarsi delle cose

ha bisogno di noi

dire non è sapere, è l’altra via,

tutta fatale, d’essere.

Questa la geografia.

Si sta così nel mondo

pensosi avventurieri dell’umano,

si è la forma

che si forma ciecamente

nel suo dire di sé

per vocazione.

 

 

Da La fine di quest’arte, Einaudi, 2015

lunedì 3 marzo 2025

Silvia Bre

 

BEATO IL MIO VICINO


Beato il mio vicino che dalle sue finestre
coglie con gli occhi i fiori che io curo,
i colori che veglio dal buio della casa.
Io penso a togliere le foglie secche
a dare l’acqua ai vasi appena serve,
devo sempre patire quando un giorno
vedo che sono morti eternamente.
Per lui sono soltanto vivi, solo belli,
non ha bisogno di saperne i nomi
per imparare come amarli meglio.
Beato lui, il vicino,
che chiama il mio balcone il suo paesaggio
e che di fronte a sé tra strada e cielo
vede distintamente il mio destino.


Da Marmo, Einaudi, 2007