mercoledì 26 marzo 2025

Luca Canali

 DEPRESSIONE

 

Scenderei lentamente come un pitocco per via Gregorio VII,

percorrerei il tunnel Cavalleggeri che sbocca sul Lungotevere,

scenderei le scalette intrise d’urina fino sul greto,

aspetterei che si esaurisca l’effetto tranquillante del farmaco,

poi mi lascerei rotolare nel fiume come per un lungo sonno,

perché mia moglie stasera mi ha detto che è stanca del mio male,

e ogni giorno le importa meno, sempre meno di tutto,

anche di sé, anche della bambina, e se esco

dal guscio della malattia le sembro una larva, un sopravvissuto.

Anch’io sono terribilmente stanco del mio male,

ma non di mia moglie e della nostra creatura innocente.

Questa è la situazione in cui un padre stermina la famiglia

e si uccide. Ma io no, voglio rendere testimonianza,

voglio vivere forse perché sono un vile,

o perché non sono abbastanza malato e credo di potere

continuare la lotta contro il male, per me e per la mia

piccola famiglia e la figlia che nulla sospetta

e mi dice ammirata: «papà quante cose sai dei leoni».

Perciò non scendo per via Gregorio VII come un pitocco

verso il fiume, e fisso gli occhi nelle finestre

illuminate occhidolenti della clinica dove si muore per neoplasia

anche nelle notti di Natale disperate come questa.

 

Da La deriva, Rizzoli, 1979


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