VERSI
PER M.
Voi che per li
occhi mi passaste ‘l core
e destaste la mente che dormia.
(Guido
Cavalcanti)
*
Che
adesso, a pensarci, non era
più
possibile vivere in attesa di vivere.
Che
la notte non sogno più le folli
scalate
al settimo piano, la sconfitta
immancabile
scandita dall’urlo delle sirene.
Che
la poesia è un gioco sottile dell’intelligenza,
non
dolore rappreso in sparsi suoni
o
testamento a futura memoria.
Che
l’orizzonte, ho scoperto, è lontano
soltanto
se lo guardi nel rovescio del cannocchiale.
Che
le porte non hanno serrature.
Che
ogni serratura ha la sua chiave.
1.
Al
sogno che voleva rapirmi, nessuno
potrà
resistere, io meno degli altri,
all’invenzione
dei giorni impalpabili.
Niente
nessuno in nessun luogo mai
potrà
accorciare la debita distanza
fra
ciò che marcisce e la linea ricurva
che
segna l’orizzonte, l’immarcescibile
rosa,
il giallo tulipano, o il mughetto.
2.
Perché
la storia, intanto che parli,
non
sia acqua di pozzo, unghie
laccate
o cipria, vagito di neonato,
intanto
che tu parli e racconti.
Purché
tu parli, purché la storia
che
ti preme narrare sia la stessa
che
io voglio ascoltare in silenzio.
Del
bosco che sotto gli abeti
ha
partorito grano, per miracolo.
Della
donna cha incantata vi canta.
3.
Dove
lavora il tarlo, le foglie
si
colorano di verde, lo spessore
dei
giorni sviluppa il filo del presente:
ingigantisce
l’amore, inorgoglisce.
4.
Mentre
tu fai amicizia con la gioia,
stipuli
patti con la felicità,
sei
certa che proprio questo era il sogno.
5.
In
ogni modo il mare non potrebbe
con
aria sicura rispondere alle mie
richieste,
neppure il sole impegnato
a
giocare la sua partita a scacchi
con
le nuvole.
Provaci
tu, se puoi,
sostituisciti
al mare, al sole di giugno,
non
gridare sconnessi rimproveri a chi
era
venuto per spiegarti dove…
Nel
momento che la quiete sopraggiunge
a
cavallo di un refolo, si placa
in
esercizi d’equilibrio il delirio.
Come
Burljuk che disegnava grattacieli
e
donne con tre seni, e Kamenskij
che
con pezzi di carta di vario colore
paziente
preparava uccelli del paradiso.
6.
E
io per meritarti, io
non
faccio niente di così difficile:
mi
alleno a meritarti, a dosi
giornaliere.
7.
La
mia voce appassisce come un fiore
per
troppo tempo lasciato senz’acqua
se
si recide il cordone ombelicale
che
mi lega al prodigio, al tuo miracolo.
8.
Non
occorre tu ripari gli occhiali:
puoi
vivere anche così,
anche
a scatola chiusa,
puoi
fidarti alla cieca:
ho
buoni occhi, io, per tutti e due.
9.
Al
calor bianco dei fatti, muta
la
prospettiva della storia, la dimensione
da
cui guardare agli eventi, con che
dovizia
di prove, il visto per un lungo
viaggio.
Le parti convengono la prassi
da
adottare, il calendario dei lavori
a
ritmo serrato, l’anello si salda su norme
prevedenti
un’estrema vigilanza.
È
qui, da qui, che ha inizio
la
lotta per la non retrocessione.