mercoledì 12 settembre 2012

Alessandro Ricci


IL LAGO DI COSTANZA

I due cavalieri incapparono
senza sapersi nella groàna rimescolata
dalla pioggia, il lago di Costanza
intravisto nell’uragano, chi dalla Magna
venendo e chi dalla terra degli Ungari,
senza conoscere né perché né dove
andassero galoppando da settimane,
maledetti da satana e cristo,
morsi dalla memoria 
in quella pasqua omicida.
                                              S’incrociarono
per mai più vedersi in uno scopeto
dove la bufera faceva tinnire
le canne e impantanare i cavalli,
ma ognuno capì di quel momento
gli occhi ardenti dell’altro
nella celata, e gridò un saluto d’amore
e disperazione nella sua lingua, tra il fumo
delle bestie e i tonfi nella gora,
perché si esaudisse.
                                    Poi ancora
la corsa fradicia senza meta
e senza girarsi, più forte
sentendo il cuore nella corazza,
quel cuore caìno
e assurdo, e il rimorso di castella
e dame e l’affettuosa concordia
degli alberi in remotissime primavere,
finché riapparve il lago,
immenso nella tempesta,
e fu da solo.

Da Le segnalazioni mediante i fuochi, Piovan Editore, 1985

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