lunedì 17 settembre 2012

Carlos Marzal


NON MUOIONO MAI I MOSTRI

                                    A Felipe Benítez

Non muoiono mai i mostri.

Se credi che indietreggino, che sembrino
aver dimenticato la traccia dei tuoi giorni,
i tuoi luoghi sacri, le tue routine,
il bosco sconfinato dei tuoi sogni;
se sorridi, perché più non ricordi
l’ultima notte in cui ti tormentarono,
sii pur sicuro che ti cercheranno,
sii pur sicuro che ti troveranno.

E allora calcheranno la terra che hai calcato,
ti incendieranno il bosco, gli darai appuntamento
nel loro stesso letto, giocheranno
con le tue carte, berrai al loro bicchiere,
sognando per te incredibili castighi.

Non muoiono mai i mostri.
Dentro di te viaggiano, sempre tornano.
Sono i passi che ascolti
nel cadente solaio della coscienza,
lo stridio della rete di due che scopano
nella stanza contigua dove non c’è nessuno.
I mostri sono le ombre cinesi che proietta
sulla parete un demonio insonne,
o il selvaggio aleggiare di un uccello invisibile
in un cofano chiuso; la chiamata
in piena notte senza una risposta,
è il respiro del mostro
che si sente, ansimante, all’altro lato.
Sono il centro dell’occhio
che non può dormire
perché è privo di palpebra.

Passa il tempo, si perde,
marcisce la memoria,
uno scorticatoio sotto di noi.
L’amore si consuma a opera del suo fuoco.
I segreti alla fine si tradiscono,
cede la febbre, il sole declina,
in noi muore la gioia di chi fummo,
muore senza saperlo quel che siamo.
Ma i mostri no.
Non muoiono mai i mostri.

Traduzione di Emilio Coco

Da Poeti spagnoli contemporanei, Edizioni dell’Orso, 2008

Nessun commento:

Posta un commento